SPINA CALCANEARE: COS’È E COME TRATTARLA IN FISIOTERAPIA
Spina Calcaneare
La spina calcaneare (o sperone calcaneare), è una esostosi: una neoformazione benigna dell’osso, che consiste in una escrescenza ossea rivestita di un guscio cartilagineo situata preferibilmente in corrispondenza delle metafisi, o in zone di inserzione di muscoli, o strutture legamentose, spesso soggette a trazione o comunque a stress continuo.Le aree più frequenti sono le ginocchia (spesso nei giovani col morbo di Osgood-Schlatter) o appunto il calcagno proprio in corrispondenza dell’area in cui si inserisce il legamento longitudinale del piede.
Si stima che circa il 15% della popolazione ne sia affetto, con una maggiore prevalenza in età avanzata e nei soggetti in sovrappeso o con alterazioni biomeccaniche del piede.
Questa protuberanza ossea, frequentemente associata a fascite plantare, e il cui sintomo principale è il dolore, acuto e lancinante, particolarmente intenso, può manifestarsi al risveglio mattutino o dopo aver trascorso molto tempo in stazione eretta. L’impostazione di un trattamento mirato consente un buon controllo dei sintomi in oltre 90% dei casi, senza ricorrere alla chirurgia. Per comprendere la fisiopatogenesi della spina calcaneare è importante conoscere alcuni elementi di anatomia del piede. Il calcagno, di forma circa quadrangolare, è l’osso più volumoso del tarso: posto infero lateralmente rispetto all’astragalo è sede di inserzione di numerosi legamenti e tendini muscolari.
In stazione eretta e durante la deambulazione sostiene la maggior parte del peso corporeo assieme alle ossa metatarsali. Sulla parte posteriore dell’osso calcaneare vi è una voluminosa sporgenza su cui si inserisce il tendine d’Achille, che origina dai muscoli del polpaccio. La fascia plantare è un’aponeurosi costituita da tessuto connettivo denso che origina dalla superficie mediale della tuberosità calcaneare e si inserisce alla base delle dita del piede. Essa ha lo scopo di mantenere l’arco longitudinale mediale del piede e distribuire più uniformemente le forze che agiscono sul piede. E’ stato dimostrato che la fascia plantare ha uno spessore significativamente maggiore nei soggetti affetti da spina calcaneare.
Schematicamente è possibile riconoscere due sistemi muscolo-tendinei che agiscono, con linee di forza ortogonali tra loro, sul calcagno:
- Sistema calcaneo-plantare: posto sulla superficie inferiore del piede, è dato dall’azione dei muscoli plantari.
- Sistema achilleo-calcaneare: posto sulla superficie posteriore del piede, è costituito dal tendine d’Achille e dal muscolo tricipite surale.
Il sistema calcaneo-plantare esercita una trazione maggiore rispetto a quello achilleo-calcaneare: è per questo motivo che le spine sottocalcaneari sono più frequenti rispetto a quelle retrocalcaneari.
Quali sono le cause?
Come sempre le cause della spina calcaneare sono multifattoriali, e vanno ricercate tutte, per affrontare e curare la problematica in maniera completa.
- Cause posturali (sono le più frequenti): accorciamento della catena muscolare posteriore, accorciamento dei muscoli plantari o dei muscoli del polpaccio
- Cause legamentose (accorciamento dell’aponeurosi e legamento longitudinale)
- Cause meccaniche (calzature sbagliate, o inadatte, o concepite male): causa abbastanza frequente con calzature economiche, che non hanno un adeguato supporto, e che non permettono una normale cinetica della deambulazione, ma che la viziano.
I 7 principali fattori di rischio
Età L’incidenza di speroni calcaneari incrementa con l’età, probabilmente a causa del danno meccanico cumulativo e della perdita di “elasticità” della fascia plantare.
Sesso femminile: La spina calcaneare colpisce con maggiore frequenza il sesso femminile, probabilmente a causa dell’utilizzo di calzature meno fisiologiche per il piede.
Sovrappeso ed obesità: L’eccessivo peso corporeo incrementa le forze di carico agenti sul tallone. Malformazioni anatomiche del piede Es. piede piatto o piede cavo
Disturbi posturali e della deambulazione: Avere una postura o una deambulazione non corrette, altera la distribuzione dei carichi agli arti inferiori e sul tallone.
Utilizzo di calzature non adeguate: Indossare scarpe usurate o tacchi troppo alti è dannoso per la salute del piede.
Sovraccarico funzionale: Passare troppo tempo in piedi, specie se su superfici irregolari, o praticare sport come la corsa, il basket, il calcio ecc che richiedono cambi repentini di ritmo e salti, costituisce un fattore di rischio.
Diabete, malattie reumatiche o infiammatorie croniche: Alcune malattie sistemiche sono in grado di alterare il metabolismo osseo e del connettivo.
Trattamento Fisioterapico
In campo riabilitativo, la terapia più efficace nel trattamento della spina calcaneare è rappresentata dalle onde d’urto.
Si tratta di onde acustiche ad alta energia, che non intendono frantumare la calcificazione plantare, ma ripristinare il giusto livello di ossigenazione, attraverso un meccanismo di ipervascolarizzazione dell’area sofferente.
Gli impulsi pressori prodotti dalle onde d’urto sono capaci di indurre nelle zone colpite una riduzione dell’infiammazione dei tessuti, una neoformazione di vasi sanguigni e una riattivazione dei processi riparativi.
Le onde d’urto rappresentano una terapia molto sicura ed efficace, se applicata da professionisti del campo della riabilitazione: lo dimostrano gli innumerevoli studi scientifici, che ne attestano la reale efficacia nel trattamento di patologie ortopediche, come la spina calcaneare, la tallonite, la fascite plantare e l’epicondilite.
Di norma, il ciclo riabilitativo consigliato è di cinque o sette sedute e ha la durata di 15 minuti a seduta.
Il trattamento prevede una o due sedute settimanali, con intervalli che vanno di norma dai 3 o 5 giorni fino ad un massimo di 10 sedute consecutive.
Si può godere dei benefici terapeutici già dai primi trattamenti: le onde d’urto rappresentano la terapia elettiva e meno impegnativa per i pazienti che si avvicinano al trattamento, grazie all’ottimo rapporto tra numero sedute e benefici ottenuti, alleviando il dolore e stimolando la riparazione di ossa e tendini, in tempi più rapidi e con un notevole risparmio economico.
Il trattamento può essere moderatamente fastidioso, in relazione all’intensità utilizzata dal terapista: quest’ultimo sarà in grado di dosarla e modificarla su ogni singolo caso.
Spina calcaneare tecar
Nel caso in cui il paziente non possa effettuare terapia mediante onde d’urto, un’altra possibilità terapeutica è rappresentata dalla tecarterapia.
Si tratta di una terapia fisica strumentale, che sfrutta il passaggio di radiofrequenza, il quale determina una resistenza e quindi un calore endogeno, ossia interno al corpo.
Un ciclo richiede di norma circa dieci sedute.
Altri rimedi
Altre strategie che il terapista ha a disposizione sono la Laserterapia YAG ad alta potenza, per gli effetti antalgici, antinfiammatori, fotochimici e biostimolanti, e trattamenti mediante esercizio terapeutico e stretching.
Tuttavia, nella scelta terapeutica va considerato anche il momento patologico in cui il paziente si trova.
Nel caso di una fascite acuta, diversa da una fascite plantare cronica, il fisioterapista dovrà modificare il proprio approccio e stabilire il corretto intervento attraverso una valutazione fisioterapica iniziale, al fine di andare oltre il sintomo, rivolgendosi alla totalità della persona.
Il terapista dedicherà tempo anche alla componente muscolare, per la ricerca di disfunzioni muscolari, mediante trattamento mirato sui trigger points, e alla componente global, in caso di alterazione posturale, mediante rieducazione posturale.
In conclusione, si può affermare che, nel campo della fisioterapia, esistono diversi rimedi per il trattamento della spina calcaneare e, quindi, della fascite plantare.
Tuttavia, le onde d’urto si presentano come quella più efficace e conveniente nel rapporto “costo-beneficio”.
Il paziente può contribuire alla risoluzione del sintomo seguendo alcune indicazioni, quali utilizzo di scarpe adatte, di specifiche talloniere, di un plantare piede o di solette per ammortizzare il passo.
Sono sconsigliati i tentativi di risolvere in maniera autonoma e naturale o mediante rimedi casalinghi, quali pomate omeopatiche, un problema che, se trascurato, tende a peggiorare e cronicizzare.
Il consiglio è, quindi, quello di rivolgersi a specialisti dell’ambito fisioterapico.