SCOLIOSI IDIOPATICA di Francesca Serraggiotto
Oggi è noto che la scoliosi può essere definita come “deformità torsionale tridimensionale del rachide e del tronco” [[1]]: essa determina una curvatura laterale sul piano frontale, una rotazione assiale sul piano orizzontale e un disturbo delle normali curvature sul piano sagittale, vale a dire cifosi e lordosi, riducendole solitamente, ma non sempre, nella direzione di una schiena piatta. Essa si aggrava in corrispondenza della crisi di sviluppo staturale e si attesta nella sua evoluzione quando cessa l’attività delle cartilagini di accrescimento dei corpi vertebrali. Tale definizione permette di differenziare la scoliosi dagli atteggiamenti scoliotici. La prima, o scoliosi organica, rappresenta un dimorfismo del rachide; i secondi o “scoliosi funzionali’’, non sono altro che paramorfismi visibili solo quando la colonna è sotto carico. Le scoliosi organiche o dimorfismo del rachide si presentano con alterazioni estetiche e funzionali anche gravi. Sono strutturali e possono anche essere definite idiopatiche,congenite o neurogene. (Mod. da Sharrad,1996)
1.2 Classificazioni [1]
Si possono fare diverse classificazione in base ai vari parametri presi in considerazione: In rapporto alla genesi della malattia avremo: scoliosi idiopatiche, congenite e acquisite. In questo studio verrà trattata solamente la AIS.
La “scoliosi idiopatica” rappresenta il gruppo più cospicuo (80- 88%) di tutte le scoliosi. Il termine è stato introdotto da Kleinberg (1922) e viene utilizzato per descrivere tutti i pazienti nei quali non è possibile identificare una patologia specifica e probabilmente nemmeno una causa unica, che dà origine alla deformità; infatti, essa compare in bambini apparentemente sani e può progredire in relazione a svariati fattori durante qualsiasi periodo di rapida crescita.
Grazie alla ricerca scientifica realizzata in quest’ultimo quarto di secolo, infatti, la deformazione vertebrale provocata dalla scoliosi appare sempre più come la punta di un iceberg, segno di una sindrome complessa ad eziologia multifattoriale, vero e proprio epifenomeno quindi di una patologia che ha origine lontano dalla colonna. In rapporto all’età di prima osservazione della malattia ( età che può essere più o meno lontana da quella nella quale la malattia si è costituita): cronologica. Si differenziano le scoliosi neonatali, infantili, giovanili, adolescenziali.
In rapporto alla sede della curva primaria: topografica.Si differenziano le scoliosi lombare, dorso-lombari, combinate dorsali e lombari, dorsali, cervico-dorsali. In rapporto all’entità della deviazione angolare della curvatura: angolare. Si differenziano scoliosi < 25°Cobb, tra i 25° e i 45° Cobb, >45°. Inoltre si afferma che non esiste un accordo su alcune soglie:
– scoliosi inferiore ai 10°: la diagnosi di scoliosi non andrebbe formulata;
– scoliosi superiore ai 30°: il rischio di progressione nell’età adulta aumenta, così come il rischio di problemi di salute e di una riduzione della qualità di vita;
– scoliosi superiore ai 50°: vi è un consenso circa il fatto che sia quasi certo che la scoliosi progredirà in età adulta e determinerà problemi di salute e una riduzione della qualità di vita. Sulla base di queste soglie, e prendendo in considerazione il fatto che l’errore di misurazione riconosciuto nella misurazione dell’angolo di Cobb è pari a 5°, vengono prese decisioni importanti. Queste includono la soglia generalmente riconosciuta per l’intervento chirurgico (45-50°).
[1]Stefano Negrini, Angelo G Aulisa, Lorenzo Aulisa, Alin B Circo, Jean Claude de Mauroy, Jacek Durmala, Theodoros B Grivas, Patrick Knott, Tomasz Kotwicki, Toru Maruyama, Silvia Minozzi, Joseph P O’Brien, Dimitris Papadopoulos, Manuel Rigo, Charles H Rivard, Michele Romano, James H Wynne, Monica Villagrasa, Hans-Rudolf Weiss, Fabio Zaina. (2011) ” Linee guida SOSORT 2011: Trattamento ortopedico e riabilitativo per la scoliosi idiopatica durante la crescita” doi: 10.1186/1748-7161-7-17.
1.3 Anatomia patologica [3]
Ogni localizzazione della scoliosi presenta caratteristiche anatomopatologiche elementari definibili attraverso i seguenti elementi:
– Curvatura principale o primitiva: è quella prodotta direttamente dall’agente eziologico responsabile della scoliosi. Essa può interessare ognuno dei tre distretti rachidei (dorsale, cervicale, lombare) oppure ognuno dei loro tratti di passaggio. Presenta le maggiori alterazioni strutturali delle vertebre per cui è relativamente facile distinguerla dalle curve secondarie.
– La Curvatura secondaria o di compenso: è quella curvatura che si sviluppa nei tratti sopra e sottostante alla curva primitiva, al fine di compensare lo ‘‘strapiombo’’ vertebrale provocato da essa.
– Ogni curvatura presenta una vertebra apicale e due vertebre estreme. La vertebra apicale è la vertebra posta all’apice della curva, quella cioè che nel piano frontale è più distante dal normale asse rachideo. Essa presenta le maggiori alterazioni strutturali in quanto sottoposta a maggiori sollecitazioni.
– Sono dette vertebre estreme le vertebre poste ai limiti della curva. Ognuna delle due non rappresenta altro che la vertebra di transizione o vertebra neutra fra le due curve dirette in senso opposto.
– E’ poi presente la rotazione di tutto il tratto vertebrale interessato alla curvatura intorno all’asse longitudinale del rachide con torsione delle singole vertebre su se stesse: pertanto i corpi vertebrali si portano verso il lato convesso della curvatura mentre le spinose si portano verso il lato concavo
– La Deformazione dei singoli corpi vertebrali (di entità decrescente dalla vertebra apicale alle vertebre estreme ) si sviluppa per un danno prodotto sullo sviluppo encondrale dalle sollecitazioni del carico che hanno agito asimmetricamente.
– Deformazioni del torace. Consistono nel gibbo costale posteriore che si sviluppa dal lato della convessità della curvatura dorsale per spinta, sulle coste, da parte delle apofisi trasverse delle vertebre dorsali che ruotano su se stesse. Al gibbo posteriore si accompagna, con uguale meccanismo, un gibbo anteriore che si sviluppa dal lato della concavità della curva dorsale.
– Modificazione degli organi endocavitari (ipertrofia del cuore destro, stasi nel piccolo circolo, etc,..) che si instaurano , nei casi più gravi , secondariamente alle descritte asimmetrie toraciche.
Tutti suddetti reperti sono variamente presenti nelle diverse localizzazioni della curva primitiva, di quella curva cioè che dà il nome alla scoliosi in esame.
Nelle scoliosi lombari, si ha una curva principale estesa da D11 a L3 e con apice su L1 o L2; le curve di compenso, a grande raggio, si sviluppano nel tratto dorsale e, distalmente, a livello lombosacrale. Nelle scoliosi dorso-lombari, di solito, c’è una curva molto ampia, estesa da D6-D7 a L2-L3, la vertebra apicale è rappresentata per lo più da D11 o D12, è frequente uno “strapiombo’’. Nelle scoliosi combinate dorsali e lombari, si hanno due curve principali, disposte ad “S italica’’: quella dorsale si estende da D5 a D10, quella lombare da D11 a L3 con apice su L1-L2. Nelle scoliosi dorsali la curva primitiva interessa in genere le vertebre dalla D4-D6 alla D11-D12; la vertebra apicale è la D8 e D9; si hanno due curve di compenso, una cervico-dorsale e una lombare.
Nelle scoliosi cervico-dorsali, molto rare, si ha una curva primitiva, a raggio piuttosto piccolo, estesa per cinque-sei vertebre e con apice sulla D1 o D2.
[3]Mancini A. – Morlacchi C.(2003) ‚ “ Clinica ortopedica – Manuale – Atlante ” Affezioni dell’infanzia e dell’adolescenza, Piccin.
1.4 Progressione[4]
La scoliosi idiopatica può svilupparsi in qualsiasi momento durante l’infanzia e l’adolescenza. Risulta essere più comune nei periodi di forte crescita: fra i 6 e i 24 mesi, fra i 5 e gli 8 anni, e fra gli 11 e i 14 anni di vita . Il tasso di sviluppo della curva vertebrale cambia più rapidamente all’inizio della pubertà. Lo scatto di crescita durante la pubertà inizia con un’accelerata crescita longitudinale degli arti, la quale provoca una sproporzione temporanea del corpo (arti lunghi e tronco corto). Successivamente, la crescita longitudinale si osserva anche nello scheletro assiale. Si tratta del periodo di più marcata progressione della AIS. A circa due terzi del periodo che vede questo scatto di crescita puberale, le ragazze presentano il menarca, il quale indica una riduzione lenta e graduale del rischio di progressione della scoliosi. Dopo il completamento della crescita vertebrale, il potenziale di progressione della scoliosi idiopatica è molto più basso. In età adulta, la scoliosi idiopatica può intensificarsi come risultato di deformità ossee progressive e di un cedimento del rachide. Questo fenomeno è riferito specialmente nella scoliosi superiore ai 50° Cobb, mentre il rischio di progressione inizia ad aumentare quando la curva supera i 30°; le 6 curve della scoliosi idiopatica meno gravi spesso rimangono stabili. Nondimeno, il decorso naturale della scoliosi nell’adulto a oggi non è ben conosciuto ed è ancora possibile che la progressione possa presentare alcuni periodi di picco. La scoliosi “de novo” è stata riconosciuta come una possibile forma dell’età adulta.
1.5 Eziopatogenesi della scoliosi [5][6]
L’eziopatogenesi della scoliosi non è ancora stata chiarita. Diversi studi hanno messo in luce alcune possibili fattori eziologici:
Disturbi biomeccanici
Interazione anomala degli ormoni (ormone della crescita e melatonina)
Sesso
Aspetti familiari
Genetica determina alterazione della membrana delle cellule associata ad un alterazione del collagene e dello scheletro
Alterazioni legate al SNC
Alterazione dello schema corporeo
[5-6]Stefano Negrini, Angelo G Aulisa, Lorenzo Aulisa, Alin B Circo, Jean Claude de Mauroy, Jacek Durmala, Theodoros B Grivas, Patrick Knott, Tomasz Kotwicki, Toru Maruyama, Silvia Minozzi, Joseph P O’Brien, Dimitris Papadopoulos, Manuel Rigo, Charles H Rivard, Michele
Romano, James H Wynne, Monica Villagrasa, Hans-Rudolf Weiss, Fabio Zaina. (2011) ” Linee guida SOSORT 2011: Trattamento ortopedico e riabilitativo per la scoliosi idiopatica durante la crescita” doi: 10.1186/1748-7161-7-17.
[6]Stefano Negrini, Umberto Selleri (2000) “La riabilitazione del Paziente affetto da Scoliosi idiopatica” in: Trattato di Medicina Fisica e Riabilitazione, pp. 1123-47, Idelson- Gnocchi, Napoli.
1.6 Epidemiologia [7]
Approssimativamente nel 20% dei casi la scoliosi è dovuta a un altro processo patologico. Il restante 80% è costituito da casi di AIS. La scoliosi idiopatica dell’adolescenza (AIS) con un angolo di Cobb superiore ai 10° si manifesta nella popolazione generale in percentuale variabile dallo 0,93% al 12 %: un valore pari al 2-3% è quello rilevato con maggiore frequenza nella letteratura ed è stato suggerito che l’epidemiologia subisca variazioni in base alla latitudine.
Approssimativamente il 10% di questi casi diagnosticati richiede un trattamento conservativo, mentre circa lo 0,1-0,3% richiede una correzione chirurgica della deformità. La progressione della AIS è molto più frequente nei soggetti di sesso femminile con una proporzione di 3,6:1. Quando l’angolo di Cobb è compreso fra 10° e 20°, la proporzione dei soggetti di sesso femminile e di sesso maschile colpiti dal disturbo è simile (1,3:1), aumenta fino a 5,4:1 per gli angoli di Cobb compresi fra 20° e 0°, e arriva fino a 7:1 per angoli superiori a 30°. Se l’angolo della scoliosi al termine della crescita supera una soglia critica (la maggior parte degli autori presume che tale soglia sia compresa fra 30° e 50°), vi è un rischio più elevato di problemi di salute nella vita adulta, ridotta qualità di vita, deformità estetica e disabilità visibile, nonché dolore e limitazioni funzionali progressive
[7]Stefano Negrini, Angelo G Aulisa, Lorenzo Aulisa, Alin B Circo, Jean Claude de Mauroy, Jacek Durmala, Theodoros B Grivas, Patrick Knott, Tomasz Kotwicki, Toru Maruyama, Silvia Minozzi, Joseph P O’Brien, Dimitris Papadopoulos, Manuel Rigo, Charles H Rivard, Michele Romano, James H Wynne, Monica Villagrasa, Hans-Rudolf Weiss, Fabio Zaina. (2011) ” Linee guida SOSORT 2011: Trattamento ortopedico e riabilitativo per la scoliosi idiopatica durante la crescita” doi: 10.1186/1748-7161-7-17.
1.7 Sintomatologia
La malattia insorge ed evolve in maniera subdola, senza dolore e compromissione delle condizioni generali. Ad evitare un riscontro tardivo, occorre ricercare in tutti gli adolescenti, in età puberale, i seguenti sintomi prodromici:
-incurvamento laterale della linea risultante dall’unione di tutte le apofisi spinose
-slivellamento del normale parallelismo tra le due linee congiungenti, le spalle e le creste iliache; slivellamento di una scapola rispetto all’altra; nelle bambine, differenza di livello e di volume nelle mammelle.
-Asimmetria dei triangoli della taglia
-Eventuale strapiombo del tronco rispetto al bacino
– Eventuale accenno o presenza di gibbo costale ben evidenziabile , anche nella sua incipiente costituzione, invitando il paziente a flettere anteriormente il tronco .
1.8 Quadro radiografico [8]
Ha un ruolo primario: i dati essenziali al giudizio prognostico e terapeutico derivano proprio da quest’indagine. Si possono rilevare:
-Alterazioni della forma dei corpi vertebrali (aspetto trapezoidale) che decrescono dalla vertebra apicale alle vertebre estreme;
-Le entità della rotazione dei corpi vertebrali, tanto maggiore quanto più l’immagine delle spinose si sposta verso la concavità della curva;
-La sede della curva primitiva, per inquadrarla in uno dei tipi precedentemente descritti (lombare, dorso-lombare, combinata,..)
-Il grado della curva misurando, ad es. con il metodo Cobb, l’entità della deviazione angolare.
– L’età scheletrica del rachide, cioè il grado di residua attività delle cartilagini di epifisarie delle vertebre, valutabile ad es. con il test di Risser.
L’esame radiografico per essere esauriente, dovrà accertare anche la correggibilità della curva onde permettere di stabilire il grado di strutturazione della scoliosi cioè l’entità delle alterazioni morfologiche presenti nel rachide in esame.
[8]Stefano Negrini, Angelo G Aulisa, Lorenzo Aulisa, Alin B Circo, Jean Claude de Mauroy, Jacek Durmala, Theodoros B Grivas, Patrick Knott, Tomasz Kotwicki, Toru Maruyama, Silvia Minozzi, Joseph P O’Brien, Dimitris Papadopoulos, Manuel Rigo, Charles H Rivard, Michele Romano, James H Wynne, Monica Villagrasa, Hans-Rudolf Weiss, Fabio Zaina. (2011) ” Linee guida SOSORT 2011: Trattamento ortopedico e riabilitativo per la scoliosi idiopatica durante la crescita” doi: 10.1186/1748-7161-7-17.
1.12 Trattamento [9]
Il risultato è subordinato alla precocità della diagnosi.
Forme iniziali (<25° Cobb):
queste forme sono caratterizzate da una modesta angolazione (meno di 25°), in sede e in età favorevole: è sufficiente attuare una terapia cinesiterapica, tenendo però il paziente sotto controllo, pronti ad agire con un trattamento più impegnativo qualora si notasse un aggravamento.
È bene ricordare che gli esercizi muscolari assumono in questa affezione un valore notevole: essi hanno come scopo principale quello di stimolare la muscolatura paravertebrale, di riequilibrare i movimenti del tronco, di favorire una stabilizzazione attiva delle curve, ma dovranno trovare, nei criteri precisati, la loro netta indicazione, pena il rischio di determinare altrimenti , con la mobilizzazione del rachide, un aggravamento della curva. Gli esercizi fisici dovranno comunque essere sempre associati a ginnastica respiratoria, indispensabile completamento terapeutico durante tutte le fasi del trattamento.
Forme più gravi (>25° Cobb):
trova indicazione la terapia ortopedica incruenta, consistente nell’ applicazione di corsetti ortopedici correttivi. L’uso di corsetti applicati, a seconda dei casi, a tempo pieno o a tempo parziale, deve essere protratto fino al termine dell’accrescimento, e la rimozione deve essere effettuata in maniera graduale.
Forme gravi (>45° Cobb):
trova indicazione il trattamento cruento. Esso è preceduto generalmente da trattamento incruento correttivo eseguito con le metodiche già descritte.
[9]Mancini A. – Morlacchi C.(2003) ‚ “ Clinica ortopedica – Manuale – Atlante ” Affezioni dell’infanzia e dell’adolescenza, Piccin.
BIBLIOGRAFIA
Alessandro Picelli, Stefano Negrini, Andrea Zenorini, Marco Iosa, Stefano Paolucci and Nicola Smania (2015) ’’Do adolescents with idiopathic scoliosis have body schema disorders? A cross-sectional study’’ Journal of Back and Musculoskeletal Rehabilitation, vol. 29, no. 1,.
Mancini A. – Morlacchi C.(2003) ‚ “ Clinica ortopedica – Manuale – Atlante ” Affezioni dell’infanzia e dell’adolescenza, Piccin.
Stefano Negrini, Angelo G Aulisa, Lorenzo Aulisa, Alin B Circo, Jean Claude de Mauroy, Jacek Durmala, Theodoros B Grivas, Patrick Knott, Tomasz Kotwicki, Toru Maruyama, Silvia Minozzi, Joseph P O’Brien, Dimitris Papadopoulos, Manuel Rigo, Charles H Rivard, Michele Romano, James H Wynne, Monica Villagrasa, Hans-Rudolf Weiss, Fabio Zaina. (2011) ‘‘ Linee guida SOSORT 2011: Trattamento ortopedico e riabilitativo per la scoliosi idiopatica durante la crescita” doi: 10.1186/1748-7161-7-17.
Stefano Negrini, Umberto Selleri (2000) “La riabilitazione del Paziente affetto da Scoliosi idiopatica” in: Trattato di Medicina Fisica e Riabilitazione,, Idelson- Gnocchi, Napoli.
Nicola Smania, Alessandro Picelli, Michele Romano & Stefano Negrini (2008) ’’Neurophysiological basis of rehabilitation of adolescent idiopathic scoliosis” Disabi-lity and Rehabilitation. doi: 10.1080/1748, 3100801921311, 30(10):
Fonte: “LA PERCEZIONE DELL’IMMAGINE CORPOREA IN SOGGETTI CON SCOLIOSI IDIOPATICA ADOLESCENZIALE: STUDIO OSSERVAZIONALE E PROPOSTA DI UN TRATTAMENTO SPECIFICO” di Serraggiotto Francesca