OSTEOPATIA E YOGA - IL BINOMIO PERFETTO - D.O. Giuseppe Totaro
‘’Noi parliamo di malattia quando dovremmo parlare di effetto; perché la malattia è l’effetto di un cambiamento nelle parti di un corpo fisico. La malattia in un corpo anormale è tanto naturale quanto la salute se tutte le parti sono al loro posto.’’
La colonna deve essere come un ruscello : l’energia in essa contenuta deve fluire armoniosamente
Lo yoga è una pratica che ha origine nell’antica filosofia indiana e, come altre discipline meditative usate con scopi terapeutici, i vari stili di yoga in genere combinano posizioni mantenute, esercizi, tecniche di respirazione e meditazione o relax, con lo scopo di coinvolgere contemporaneamente mente e corpo.
Osteopatia e Yoga – Il Binomio Perfetto
La parola yoga è tradotta dalla parola sanscrita yug o yuj, che può essere tradotta come “unire, legare assieme”. Molti praticanti e insegnanti di yoga sostengono che questa parola descriva quello che è il cuore della disciplina, ossia proprio l’idea di unione tra la mente e il corpo, un concetto fondamentale per questa pratica multiforme. L’osteopatia, così come lo yoga, considera la persona come unità: il benessere dell’intera struttura è garantito dall’armonia di corpo, mente e psiche ed è proprio in questo concetto che si trova il principale punto di contatto con la pratica dello yoga.
Il numero di persone che praticano lo yoga negli Stati Uniti si è quasi triplicato nell’ultimo decennio e attualmente è stimato tra i 15 e i 18 milioni di persone. Poiché la pratica dello yoga è sempre più diffusa, è aumentata anche la curiosità relativa al suo potenziale come terapia supplementare nel trattamento di varie malattie.
È stato, infatti, valutato che come terapia complementare, lo yoga può essere potenzialmente efficace sia in termini di riduzione dei sintomi sia in termine di abbassamento dei costi sanitari, e in più ha una bassa incidenza di effetti collaterali:
- una revisione Cochrane di 21 studi che hanno valutato l’esito clinico del trattamento non chirurgico della sindrome del tunnel carpale, ha riportato che 8 settimane di yoga hanno ridotto significativamente il dolore e migliorato la mobilità del polso e la forza nella prensione nei soggetti valutati;
- un recente studio sugli effetti correlati alla pratica dell’hatha yoga, 10 soggetti di età compresa tra i 18 ei 27 anni hanno partecipato a 85 minuti di pranayama e hatha yoga due volte alla settimana per 8 settimane. Questi soggetti hanno mostrato un significativo miglioramento della forza muscolare, della resistenza, e dell’elasticità;
- una revisione del 2004 di cinque studi sperimentali ha valutato gli effetti dello yoga su pazienti con sindrome depressiva e disturbi ansiogeno-depressivi, e ha mostrato diversi risultati positivi senza rilevare effetti collaterali;
- attualmente il National Institutes of Health’s National Center for Complementary and Alternative Medicine sta attualmente finanziando studi clinici per studiare gli effetti dello yoga su molteplici disturbi, dall’insonnia al diabete, all’HIV, dalla funzione immunitaria alla malattia polmonare cronica ostruttiva.
Sebbene esistano numerosi lavori scientifici come quelli appena citati, e alcuni degli studi più recenti abbiano compiuto significativi sforzi per migliorare la qualità dei progetti di ricerca, sarebbero ancora necessari studi metodologicamente più accurati con campioni più grandi, periodi di studio più lunghi e con un tentativo di classificare o standardizzare i metodi delle diverse pratiche, per poter avere maggiori dati sull’applicabilità dello yoga come supporto alle terapie convenzionali.
Osteopatia e Yoga – Il Binomio Perfetto
Osteopatia e Yoga – Il Binomio Perfetto
Osteopatia e Yoga – Il Binomio Perfetto
Nonostante i dati sull’applicabilità dello yoga in ambito terapeutico non siano ancora numericamente e qualitativamente sufficienti, il numero già presente e sempre crescente di queste ricerche fa supporre che la pratica di questa disciplina possa dare un contributo alla medicina tradizionale.
Osteopatia e yoga – il binomio perfetto
Malgrado la mancanza di dati empirici sull’integrazione di osteopatia e yoga, è possibile notare l’affinità di queste due discipline e, basandosi sui reciproci principi fondamentali e tenendo sempre presente il concetto basilare di Salute, si può immaginare facilmente come un approccio integrato (elemento fondamentale nella disciplina osteopatica), anche con la pratica dello yoga, possa rappresentare un valido aiuto nella gestione del paziente. Innanzitutto ciò che accomuna yoga ed osteopatia è la visione olistica o biopsicosociale della salute secondo cui salute e benessere si fondano su naturali e corretti stili e abitudini di vita (a cominciare da alimentazione e attività fisica) e su un atteggiamento positivo verso sé stessi, gli altri e l’ambiente che ci circonda.
IL TARGET E TRATTAMENTI
Punti fondamentali dello yoga, senza ombra di dubbio.
In questo concetto di visione globale l’osteopatia vede l’uomo come l’insieme di:
- materia, vista come la struttura, il sistema muscolo-scheletrico;
- movimento, il nostro motore, facente capo alle emozioni che sono strettamente connesse al sistema viscerale;
- spirito ossia la parte mentale, cognitiva, mediata dal sistema nervoso, in osteopatia individuato nel tessuto connettivo che è la dura madre.
Qualunque disciplina finalizzata al benessere dell’individuo vuole agire sui Potenziali Vitali. Essi sono le potenziali “aspettative di vita”. Noi tutti, in quanto esseri biologici, partiamo da un PVO (potenziale vitale originario) che è l’età di sopravvivenza dei tessuti biologici in condizioni ideali. Già dal momento della nascita il PVO si riduce ad un PVA (potenziale vitale attualizzato) che varia per ogni individuo e per ogni momento della vita, a causa delle abitudini alimentari, dello stile di vita e da motivi psicologici. L’intenzione è di innalzare il PVA rendendolo vicino al PVO.
In un discorso del genere non posso fare a meno di citare l’affermazione:
“Noi siamo artefici della nostra realtà”
Tutto quello che avviene nel macrocosmo (l’ambiente attorno a noi) altro non è che una proiezione di ciò che avviene nel nostro microcosmo (il nostro mondo interiore). Le cose che vediamo o che sentiamo con i nostri cinque sensi vengono interpretate in modo diverso da ognuno di noi, perché il nostro modo di filtrare le cose si basa su passate esperienze ed associazioni (mappe mentali). Infatti i pensieri, le credenze e le percezioni condizionano ogni singola cellula del nostro corpo: capire il potere delle nostre emozioni, diventa il segreto della nostra salute.
Ormai da qualche tempo la scienza studia i meccanismi che legano psiche e corpo ed in particolare la psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) si propone di ricercare la relazione tra mente-emozioni e sistema immunitario. È noto che i pensieri e le emozioni positive fanno salire i livelli di DHEA (ormone che combatte lo stress e favorisce il rinnovamento cellulare) e di IgA (immunoglobuline) per la difesa dalle malattie; di contro le emozioni negative provocano la diminuzione di entrambi facilitando la comparsa della malattia.
Qualcuno addirittura cerca di creare una vera e propria mappa della malattia che associa alle diverse zone corporee sofferenti degli specifici conflitti emozionali irrisolti.
Osteopatia e Yoga – Il Binomio Perfetto
Osteopatia e Yoga – Il Binomio Perfetto
Ovviamente nulla va mai generalizzato, bisogna sempre e comunque considerare tale schematizzazione come una verità probabile e non assoluta e valutare caso per caso nel contesto personale e sociale indagando sulla storia clinica attuale e remota. Considerando valida una visione Psicosomatica si deve considerare altrettanto valida una visione somatoemozionale in base alla quale un lavoro sul corpo può aiutare a liberare emozioni dannose e spesso nascoste dall’inconscio. Sia lo yoga che l’osteopatia agiscono proprio con questo intento.
Alexander Lowen parla di Bioenergetica e descrive come funzioni basilari della vita respirazione, metabolismo, energia e movimento. La respirazione è la base della vita, di ogni funzione perché fornisce alle cellule l’ossigeno necessario alle funzioni metaboliche. Il metabolismo permette la produzione dell’energia necessaria affinché l’organismo possa espletare ogni attività tra cui il movimento, espressione ultima del funzionamento cellulare. La quantità di energia di cui si dispone e l’uso che se ne fa determinano il modo in cui si risponde alle situazioni della vita.
La mente e il corpo si possono influenzare reciprocamente. Questa interazione, tuttavia, è limitata agli aspetti consci o superficiali della personalità. A un livello più profondo, cioè al livello dell’inconscio, sia pensare che sentire sono condizionati da fattori energetici. I processi energetici del corpo sono in relazione con lo stato di vitalità del corpo. Alla nascita, un organismo è nel suo stato più vivo e fluido; alla morte la rigidità è totale, si ha il rigor mortis.
Non possiamo evitare la rigidità che viene con l’età!
Ciò che possiamo evitare è la rigidità dovuta alle tensioni muscolari croniche risultanti da stress prolungati. Ogni stress produce uno stato di tensione nel corpo. Normalmente la tensione scompare quando lo stress è eliminato. Le tensioni croniche, tuttavia, persistono anche dopo la scomparsa dello “stress” che le ha provocate come atteggiamento corporeo o assetto muscolare inconsci. Disturbano la salute emotiva abbassando l’energia di un individuo, limitandone la motilità e l’autoespressione.
Diventa necessario dunque alleggerire questa tensione cronica per ridare vitalità e benessere emotivo alla persona. Lo yoga lo fa attraverso una pratica autonoma o guidata da un operatore, per entrare in contatto con le proprie tensioni e a rilasciarle tramite il movimento, la respirazione, la consapevolezza di sé. L’osteopatia utilizza una seduta terapeutica individuale mediata da un operatore, per individuare la zona di maggior tensione e ridarle mobilità.
Il modo in cui la funzionalità globale multisistemica del corpo si manifesta concretamente e visibilmente è la postura. Essa è la posizione complessiva che il corpo assume durante ogni istante della vita nel suo orientamento spaziale. E’ l’atteggiamento, la comunicazione, l’interazione di un individuo con se stesso e con l’ambiente. La postura viene influenzata da fattori psicologici, somatici, sociali ed ambientali.
Ma soprattutto è influenzata dalla volontà e dalla possibilità. Ci tengo a sottolineare questi ultimi due fattori perché implicano la responsabilità di ciascuno sulla propria salute. La postura è il risultato dell’interazione tra recettori, elaboratori ed effettori che devono coordinarsi al meglio per mantenere lo stato di salute al fine di soddisfare le tre principali esigenze dell’organismo:
– equilibrio (soddisfacimento dei bisogni)
– economia (riduzione dei consumi energetici)
– confort (allontanamento del dolore).
Il lavoro sulle asana nello yoga, o le tecniche manipolative nell’osteopatia, mirano a dare delle stimolazioni al sistema recettoriale laddove possibile (occhi, apparato vestibolare, articolazione temporo-mandibolare, recettori cutanei e podalici, sistema propriocettivo e sistema viscerale) per influenzare i sistemi di elaborazione (sistema tonico posturale e sistema fasciale) per avere un effetto sulla muscolatura della statica (posturale) e della dinamica (che genera il movimento).
Ovviamente yoga ed osteopatia agiscono in modi e su strutture differenti ed inoltre ci sono deficit che rientrano nella patologia sui quali non è possibile avere un effetto efficace. È per questo che è sempre necessario, laddove esista una patologia, avere delle conoscenze di fisiopatologia e la capacità di saper riconoscere il patologico al fine di avere l’assoluta certezza di non arrecare danni alla persona.
Nelle alterazioni posturali può modificarsi il centro di gravità che si sposta nel piano sagittale e/o frontale; così il soggetto per vincere la forza trazionante effettuerà un adattamento con una contrazione costante dei muscoli opponenti, con conseguente cambiamento posturale.
Una cattiva postura determina delle modificazioni negli atteggiamenti statici e dinamici (dettate dalle logiche strutturali e mentali dell’individuo che con l’età si deteriorano – anzianità – aumento dell’età media della popolazione) con conseguenti patologie muscolo-tendinee, articolari e cattive funzioni organiche.
Il tempo diventa quindi un fattore determinante e questo è importante soprattutto per ciò che riguarda l’aspetto della prevenzione!
Ho accennato agli organi effettori della postura, i muscoli, e ritengo doveroso puntualizzare che essi non agiscono, perlomeno in questa funzione, singolarmente ma lavorano coinvolgendo una serie di altri muscoli che sono organizzati secondo delle vere e proprie catene.
Così la muscolatura cinetica, ossia quella deputata al movimento, può essere suddivisa in quattro principali catene:
– catena retta anteriore (catena di flessione): unisce D1 al sacro prendendo relé sullo sterno, sul pube, sul coccige con l’intercalanza dei muscoli intercostali medi, grandi retti e perineali;
– catena retta posteriore (catena di estensione): formata dalla colonna vertebrale, dai dischi e dai muscoli paravertebrali con funzione soprattutto di appoggio, con i muscoli corti, è come una molla di richiamo, equilibra e modera l’azione dell’asse anteriore;
– catene crociate anteriori (CCA) sinistra (dall’emi-bacino S al torace D) e destra (dall’emi-bacino D al torace S);
– catene crociate posteriori (CCP) sinistra (dall’emi-bacino S al torace D) e destra (dall’emi-bacino D al torace S).
La muscolatura statica, cioè quella con funzione di congiunzione, invece è costituita da tre catene:
– catena muscoloscheletrica (dipende da scheletro, fasce, pressione intratoracica, pressione intraddominale);
– catena neurovascolare;
– catena viscerale.
Ai fini pratici l’importanza di queste nozioni sta nel modo in cui yoga ed osteopatia considerano il lavoro sul corpo. Lo yoga, con le sue serie di asana, lavora su intere catene di movimento mantenendo la consapevolezza ed il controllo cosciente su tutto il corpo dall’appoggio del piede alla direzione dello sguardo passando per il controllo del respiro, della cintura addominale e del coinvolgimento viscerale.
L’osteopatia parte da una valutazione d’insieme che considera i sistemi muscolo-scheletrico, viscerale, cranio-sacrale per trattare disfunzioni che possono essere alla base di alterazioni tissutali in altre zone corporee anche a distanza.
Strettamente connesso alle catene muscolari e abbondantemente tenuto in considerazione sia dai praticanti yoga che dagli osteopati è il diaframma. Esso è un muscolo implicato sia nella statica che nella dinamica. Infatti i suoi pilastri posteriori si trovano soprattutto in relazione con le catene di estensione; la sua foglia anteriore è in relazione privilegiata con le catene di flessione per mezzo dei grandi retti; le foglie laterali invece lo sono con le catene crociate.
Contrae rapporti diretti con molti organi toraco-addominali: pericardio, pleure polmonari, fegato, reni, surreni, milza, stomaco, coda del pancreas.
È implicato in svariate funzioni:
- respirazione (dal diaframma inizia e finisce la vita, diceva A.T.Still);
- equilibrio delle pressioni toracica e addominale;
- parto;
- minzione;
- defecazione;
- modulazione della voce;
- tosse;
- statica e dinamica (rispettivamente per mezzo di cupole e pilastri);
- biomeccanica addominale;
- digestione (per via dell’orifizio esofageo);
- emozioni.
Il diaframma è il muscolo chiave della vita, funziona in modo continuo ma intermittente, per cui non sarà mai spontaneamente debole. Accade però molto spesso che il diaframma sia costantemente contratto, bloccato nel suo fisiologico movimento, ed in tal caso è necessario intervenire per liberarlo.
Il diaframma è il catalizzatore delle funzioni parietali e viscerali, occorre liberarlo, ottenendo al tempo stesso un rilassamento emozionale. Lo yoga interviene con l’allenamento attraverso esercizi di consapevolezza ed allungamento del diaframma; l’osteopatia tramite la liberazione delle strutture del diaframma e di quelle a distanza che gli impediscono di funzionare correttamente.
Quindi si può benissimo considerare lo yoga come disciplina per il corpo e lo spirito, sicuramente di supporto e mantenimento efficace all’osteopatia. La visione olistica ed il lavoro globale di base rende queste discipline affini e finalizzate al benessere totale, con effetti benefici sui piani muscolo-scheletrico, respiratorio, viscerale, psicologico-emozionale-motivazionale.
Concludo con una citazione di Edward Bach, perfettamente in tema:
“La salute è il nostro patrimonio, un nostro diritto. È la completa e armonica unione di anima, mente e corpo; non è un ideale così difficile da raggiungere, ma qualcosa di facile e naturale che molti di noi hanno trascurato.”
Sicuro che la lettura di questo articolo possa essere uno spunto di riflessione, di presa di coscienza e di apertura verso la consapevolezza ed una maggiore conoscenza di sé! Namaste..