MECCANICA ARTICOLARE DELL’ARTICOLAZIONE DELLA SPALLA
“Terza parte dell’articolo dedicato alla Spalla, dove affronteremo la complessa meccanica articolare dell’articolazione della spalla con la sua grande varietà di movimenti. Potete rileggere gli articoli precedenti, il primo dedicato alle ossa della spalla (leggi qui l’articolo) e il secondo ai muscoli (leggi qui l’articolo).”
LA MECCANICA ARTICOLARE
La meccanica articolare dell’articolazione della spalla è molto complessa, perché essendo un complesso articolare costituito da più articolazioni possiede una grande varietà di movimenti. Infatti, come già specificato, questa articolazione è la più mobile del corpo umano.
Possiede tre gradi di movimento (per grado di movimento o di libertà di un articolazione s’intende il numero di piani o assi riguardanti i movimenti e da ciò si deduce che tre sono i gradi che al massimo un’articolazione può possedere), che permettono l’orientamento dell’arto superiore in rapporto ai tre piani dello spazio grazie ai suoi tre assi principali:
- Asse trasversale, contenuto nel piano frontale: permette i movimenti di flesso estensione eseguiti in un piano
- Asse antero-posteriore, contenuto nel piano sagittale: permette i movimenti d’abduzione ed adduzione effettuati in un piano
- Asse verticale, determinato dall’intersezione dei due piani precedenti, permette i movimenti di flessione e di estensione eseguiti in un piano orizzontale, tenendo il braccio abdotto a 90°.
Il punto in cui i tre piani mediani del corpo s’intersecano corrisponde al centro di gravità.
Per quanto riguarda l’asse longitudinale dell’omero permette la rotazione esterna-interna del braccio e dell’arto superiore secondo due modalità :
- la rotazione volontaria che utilizza il terzo grado di libertà ed è possibile soltanto nelle articolazioni a tre assi ( enartrosi), ed avviene per contrazione dei muscoli rotatori
- la rotazione automatica che appare senza alcuna azione volontaria nelle articolazioni a due assi, oppure in quelle a tre quando sono utilizzate come le articolazioni a
La spalla , quindi, in virtù dei molteplici assi di movimento, combinati con la rotazione attorno al suo asse longitudinale, descrive un “ciclo ergonomico” (vedi Fig.8).
I MOVIMENTI DI FLESSIONE ED ESTENSIONE
La flessione è un movimento in direzione anteriore della testa, del collo, del tronco e quindi anche dell’arto superiore. L’estensione, invece è un movimento in direzione opposta. Questi due tipi di movimenti sono eseguiti in un piano sagittale, attorno ad un’asse trasversale. Mentre l’estensione (nel caso dell’arto superiore) è un movimento di modesta ampiezza da 45°-50° (fig.34a), la flessione ha un’ampiezza molto maggiore, raggiungendo i 180° (fig.34b).
articolazione della spalla
Parlando della flessione è necessario ricordare che questo movimento è scomposto in tre tempi:
Primo tempo: da 0° a 50° – 60° ed i muscoli interessati sono deltoide fasci anteriori (1), coracobrachiale (2), pettorale fascio claveare (3) (fig.35).
Da ricordare che due fattori limitano questa flessione della scapolo-omerale: la tensione del legamento coraco-omerale, la resistenza dei muscoli piccolo, grande rotondo e sottospinoso.
Secondo tempo : da 60° a 120°, qui entra in gioco il cingolo scapolare, per cui abbiamo
- rotazione di 60° della scapola, per un movimento a campana che orienta la glenoide in alto e avanti;
- rotazione assiale, meccanicamente collegata di 30°, nelle articolazioni sterno-costo-clavicolare e acromio clavicolare.
I muscoli motori sono: trapezio, gran dentato (fig.36).
Da ricordare che la flessione della scapolo-toracica è limitata dalla resistenza del gran dorsale e del gran pettorale (fasci inferiori).
Terzo tempo: da 120° a 180°, in questo terzo tempo il movimento di flessione si arresta per la scapolo – omerale e scapolo-toracica ed allora interviene il rachide.
Se la flessione è monolaterale, è possibile terminare il movimento passando in massima abduzione, e quindi inclinando lateralmente il rachide.
Se invece è bilaterale, il movimento avviene grazie ad una iperlordosi per azione dei muscoli lombari.
Parlando invece dell’estensione dobbiamo distinguere: un’estensione nella scapolo-omerale, ed in questo caso i muscoli interessati sono: grande e piccolo rotondo, deltoide fascio posteriore, gran dorsale;
un’estensione della scapolo-toracica, per l’adduzione della spalla, ed allora i muscoli motori sono: romboide, trapezio fasci trasversali, gran dorsale.
articolazione della spalla




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IL MOVIMENTO DI ADDUZIONE
L’adduzione è il movimento di avvicinamento, verso il piano sagittale mediano del corpo per tutte le parti degli arti, ad eccezione del pollice delle dita delle mani e dei piedi (in questo caso l’adduzione è il movimento di avvicinamento alla linea assiale che si estende attraverso il terzo dito).
Per la spalla e quindi per l’arto superiore, l’adduzione sul piano frontale, la cosiddetta adduzione assoluta, partendo dalla posizione di riferimento è meccanicamente impossibile per la presenza del tronco. E’ possibile solo se combinata: ad un’estensione, ed allora avremo un’adduzione molto modesta (fig.38a); oppure ad una flessione , in questo caso l’escursione sarà fra i 30°ed i 45° (fig.38b).
Invece partendo da una qualsiasi posizione di abduzione , l’adduzione è sempre possibile sul piano frontale, fino alla posizione di riferimento.
In questo caso l’adduzione viene chiamata relativa (fig.39).
articolazione della spalla


I muscoli motori dell’adduzione sono: gran rotondo, gran pettorale, gran dorsale, romboide. Nell’esecuzione del movimento di adduzione è interessante notare il sinergismo di due coppie motorie che sono:
- coppia romboide, gran rotondo. L’azione sinergica di questi due muscoli è indispensabile, perché se si contrae solo il gran rotondo, l’arto superiore offre resistenza all’adduzione, la scapola deve ruotare verso l’alto intorno al suo asse. Invece la contrazione del romboide impedisce questa rotazione, favorendo l’adduzione del gran rotondo
- coppia tricipite capo lungo, gran dorsale. La contrazione del gran dorsale, adduttore potente, tende a lussare la testa omerale in basso. Invece il capo lungo del tricipite, che è un adduttore blando, si contrae simultaneamente opponendosi a questa lussazione, facendo risalire la testa omerale.
IL MOVIMENTO DI ABDUZIONE
L’abduzione, invece, al contrario dell’adduzione è il movimento di allontanamento verso il piano sagittale mediano del corpo per tutte le parti degli arti, con la medesima eccezione. Quindi per quanto riguarda la spalla questo movimento determina l’allontanamento dell’arto superiore dal tronco, e de è eseguito su un piano frontale, attorno ad un asse antero-posteriore. L’ampiezza dell’abduzione è notevole, 180°, ed in questo modo il braccio è verticale al di sopra del tronco. Dal punto di vista articolare è muscolare, questo è in movimento molto complesso , che può essere diviso in tre stadi (fig.40):
- abduzione da 0° fino a 90° che si effettua a livello della scapolo omerale (fig 40a);
In questo stadio i muscoli interessati sono il deltoide ed il sopraspinato. Essi formano la coppia degli abduttori della scapolo-omerale, perché è con questa articolazione che ha inizio il movimento di abduzione.
Questo primo stadio termina a 90° gradi a causa del contatto del tubercolo maggiore con il margine superiore della glenoide. La rotazione esterna oppure una lieve flessione spostano il tubercolo posteriormente , ritardando questo blocco meccanico.
- Abduzione da 90° fino a 150° che necessita della partecipazione della scapolo toracica (fig.40b);
E’ necessario l’intervento della scapolo-toracica , perché la scapolo-omerale risulta ormai bloccata, quindi l’abduzione può continuare solo grazie alla partecipazione del cingolo scapolare.
Avremo così :
- un movimento a campana della scapola , con rotazione antioraria( per la DX)che orienta la glenoide verso l’alto; ampiezza della rotazione 60°;
- un movimento di rotazione longitudinale , legato meccanicamente, nelle articolazioni clavi-sterno- costale e acromion-claveare, che concorrono ciascuna per 30°.
I muscoli motori di questo secondo tempo sono: il trapezio (3 e 4) ed il gran dentato (5), che costituiscono la coppia abduttori della scapolo-toracica.
Il movimento si arresta a 150°( 90°+60) per la resistenza dei muscoli adduttori :gran dorale e gran pettorale.
- Abduzione da 120° fino a 180° in cui si somma anche l’inclinazione del tronco (fig.40 c).
Per raggiungere la verticalizzazione dell’arto superiore il rachide deve partecipare al movimento.
Se è in abduzione un solo braccio, sarà sufficiente un’inclinazione laterale del rachide, per azione dei muscoli spinali del lato opposto. Se sono i abduzione entrambe le braccia, per raggiungere entrambe la posizione verticale, è necessaria una iperlordosi lombare, per azione dei muscoli spinali. Ovviamente questa distinzione è puramente didattica; in realtà i muscoli che vi partecipano sono tra di loro in collaborazione.
Alla fine abduzione tutti i suoi muscoli motori sono in contrazione. Si può quindi capire che i due muscoli principali del movimento di abduzione sono il deltoide ed il sovraspinoso, che hanno entrambi un ruolo ben preciso.

Ruolo del deltoide: nel deltoide si possono distinguere funzionalmente 7 porzioni (fig.41) :
- il fascio anteriore, clavicolare, ne comprende due: 1,2;
- il fascio mediale, acromiale, ne comprende uno: 3;
- il fascio posteriore, spinale, ne comprende quattro: 4,5,6,7;
Considerando queste porzioni nella loro situazione in rapporto all’asse dell’abduzione AA’ , si può comprendere che alcune di esse: i fasci acromiali (3), la parte esterna della porzione 2 del fascio clavicolare e la porzione 4 del fascio spinale, sono propriamente abduttrici, poiché situate fuori dall’asse Le porzioni rimanenti , invece sono adduttrici quando l’arto superiore pende lungo il corpo, sono cioè antagoniste delle precedenti. Quando il movimento di abduzione le dispone fuori dall’asse sagittale diventano abduttrici, anche se alcune di esse (6,7) restano adduttrici per qualsiasi grado di abduzione (fig42).

Quindi si può dire che il sovraspinoso ha un ruolo coattante, la sua azione è sinergica a quella degli altri muscoli della cuffia dei rotatori; aiuta il deltoide che, quando lavora isolatamente, si affatica presto (fig.44).
Infatti altri muscoli non meno utili, per il movimento di abduzione sono il: sottoscapolare, il sottospinoso ed il piccolo rotondo (Rotatori), che attirando la testa omerale in basso ed all’interno creano col deltoide una coppia funzionale per il movimento.
Inoltre anche il tendine del capo lungo del bicipite risulta motore, poiché una sua rottura determina una perdita del 20% della forza di abduzione.
E’ da sottolineare che l’abduzione pura descritta, solo nel piano frontale, è un movimento poco utilizzato, usualmente l’abduzione è combinata ad una certa flessione, cioè l’elevazione del braccio nel piano della scapola, formando un angolo di 30° anteriormente al piano frontale.


Studi elettromiografici hanno dimostrato che le differenti porzioni entrano successivamente in azione col progredire del movimento, come i tasti di un pianoforte. Concludendo si può quindi dire che il deltoide , attivo sin dall’inizio dell’abduzione (di solito con la porzione acromiale,3), da solo può portarla fino alla sua completa ampiezza. La sua massima azione è di 90°.
Ruolo del sovraspinoso: questo muscolo era ritenuto dagli anglosassoni “l’abductor starter (CFR..I.A.KAPANDJI “Fisiologia Articolare”). Però il blocco anestetico del nervo sovrascapolare, ha dimostrato che non è indispensabile neppure all’inizio della abduzione: il solo deltoide è sufficiente ad ottenere un’abduzione completa.
Comunque anche il sovraspinoso da solo riesce a determinare un’abduzione d’ampiezza uguale al deltoide, esso si contrae per l’intero movimento e la sua massima attività si verifica a 90°( come il deltoide). Quando inizia l’abduzione la sua componente tangenziale (ST) è in proporzione più forte a quella deltoidea (DT), ma il suo braccio di leva più corto.
La sua componente radiale(SR) spinge la testa omerale nella glenoide e contribuisce ad impedire la lussazione verso l’alto sotto l’azione della componente radiale del deltoide(DR) (fig.43).

IL MOVIMENTO DI CIRCONDUZIONE
Questo movimento combina i movimenti elementari attorno ai tre assi, combinando, quindi, in successione, flessione, abduzione, estensione ed adduzione (fig.45). Durante il movimento la parte interessata descrive un cono.
Per quanto riguarda l’arto superiore quando la circonduzione è spinta e portata alla sua ampiezza massima, il braccio descrive nello spazio, appunto, un cono irregolare detto: cono di circonduzione. Quest’ultimo delimita, in una sfera che abbia per centro la spalla ed un raggio uguale alla lunghezza dell’arto superiore, un settore sferico di accessibilità, all’interno del quale la mano può raggiungere gli oggetti senza muovere il tronco.

articolazione della spalla
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E’ da sottolineare che solo tutte insieme le 4 (5) articolazioni della spalla possono creare il complesso movimento della circonduzione, ed è importante rilevare “che la partecipazione di ognuna di esse all’intero movimento è simultanea e non successiva” (PICCHIO 1952, Primario emerito Divisione Ortopedia, Pesaro); la scapolo omerale può contribuire per il 60%; le due articolazioni claveari per il 20%; la scapolo-toracica per il 20%.(dati “PATOLOGIA NON TRAUMATICA DELLA SPALLA”, Ricciardi editore 1986).
La circonduzione del braccio sul tronco avviene grazie a due sistemi anatomo-funzionali:
- il sistema scapolo-omerale;
- il sistema musco-borso-legamentoso sotto-acromion deltoideo, cioè l’articolazione sottodeltoidea.
La circonduzione è un movimento realizzabile solo da articolazioni di tipo sferico, condiloideo o a sella.

LA ROTAZIONE DEL BRACCIO SUL SUO ASSE LONGITUDINALE
Questo movimento si può effettuare in qualunque posizione si trovi la spalla. Si tratta della rotazione volontaria o aggiunta delle articolazioni a tre assi e tre gradi di libertà.
Questo movimento , che ovviamente e scomposto in intra-extra rotazione del braccio ( o della spalla) si attua grazie all’azione combinata dell’articolazione scapolo- omerale e del cingolo scapolare (fig.46).
Per misurare l’ampiezza di questi movimenti è necessario assumere una, cosiddetta posizione di riferimento, con il gomito flesso a 90°, in modo che l’avambraccio sia contenuto nel piano sagittale (fig.46a).
Senza questa precauzione all’ampiezza dei movimenti di rotazione esterna-interna del braccio si aggiungerebbe quella dei movimenti di pronosupinazione dell’avambraccio.
- extrarotazione: la sua ampiezza è di 80°, anche se l’ampiezza massima e poco utilizzata .La rotazione esterna non arriva mai a 90°, ed è maggiormente utilizzata nel settore compreso da 0° a 30° (fig.46.b).
- intrarotazione: la sua ampiezza va da 100° a 110° e per realizzarla bisogna far passare l’avambraccio dietro il tronco, combinandosi con una certa estensione delle spalle (fig.46a).
Questo movimento è indispensabile perché la mano possa arrivare al dorso.
I muscoli motori della rotazione della scapolo-omerale si distinguono ovviamente in due classi:
- Rotatori interni: gran dorsale, gran pettorale, gran rotondo, sottoscapolare;
- Rotatori esterni : sopraspinoso, piccolo
I rotatori esterni sono inferiori per numero e potenza agli interni, ma indispensabili, poiché in grado di staccare la mano dalla superficie anteriore del tronco, portandola in avanti ed all’esterno(indispensabile per scrivere).
E’ pero da evidenziare che la rotazione della scapolo- omerale non riesce da sola a completare la rotazione dell’arto superiore , senza i cambiamenti di orientamento della scapola, e quindi della glenoide, nei movimenti di traslazione laterale della scapola stessa.
I muscoli motori sono :
- per la rotazione esterna che determina un’adduzione della scapola : il romboide ed il trapezio fasci medi.
- per la rotazione interna che determina un abduzione della scapola : il gran dentato ed il piccolo pettorale.
IL MOVIMENTO DI FLESSO-ESTENSIONE ORIZZONTALE
Questo è il movimento dell’arto superiore nel piano orizzontale (ben diverso da quello sul piano sagittale) attorno ad un asse verticale, più esattamente attorno ad una successione di assi verticali poiché i movimenti si effettuano non solo nella scapolo-omerale ma anche nella scapolo-toracica (fig.47).
Partendo dalla posizione di riferimento con l’arto superiore in abduzione di 90° nel piano frontale (fig.47a), possiamo avere:
- flessione orizzontale , movimento che combina la flessione e l’adduzione di 140° di ampiezza (fig.47b) ;
- estensione orizzontale, movimento che combina l’estensione e l’abduzione di ampiezza 30° (fig.47c).
L’ampiezza totale di questi movimenti di flesso- estensione orizzontale arriva fino a 180°.
Adesso prendiamo in esame i movimenti del moncone della spalla ed i movimenti propri della scapola che chiudono così la vasta gamma di movimenti che il complesso articolare della spalla permette.

MOVIMENTI DEL MONCONE DELLA SPALLA SUL PIANO ORIZZONTALE
Questi sono movimenti che mettono in gioco la scapolo- toracica e sono: la retroposizione del moncone, l’anteposizione del moncone (fig.48).
L’ampiezza dell’anteposizione del moncone della spalla è molto maggiore della retroposizione.
Partendo dalla posizione di riferimento (fig.48a) questi movimenti sono effettuati grazie all’azione dei seguenti muscoli:
- anteposizione: gran pettorale, piccolo pettorale, gran dentato (fig.48 c);
- retroposizione : romboide , trapezio (fasci trasversali), gran dorsale (fig.48 b).
MOVIMENTI DELLA SCAPOLA
Questi sono tutti movimenti della scapola sul torace che di solito sono associati a quelli già descritti.
I muscoli che collegano la scapola al torace ed alla colonna forniscono sostegno e movimento alla scapola. Sono orientati in direzione obliqua così da produrre movimenti di rotazione e lineari dell’osso.


Per quanto riguarda la traslazione verticale della scapola su di un piano frontale abbiamo:
- elevazione: è un movimento di scorrimento in cui la scapola si muove cranialmente ( scrollarsi le spalle); questo movimento si ottiene grazie all’azione dei muscoli : Romboide, elevatore della scapola, trapezio fasci superiori.
- Abbassamento: è un movimento di scorrimento in cui la scapola si muove caudalmente; questo movimento si ottiene grazie all’azione dei muscoli : piccolo pettorale, succlavio, gran dentato, trapezio fasci inferiori.
Per quanto riguarda la traslazione mediale e laterale su di un piano frontale abbiamo:
- Traslazione mediale: è un movimento di avvicinamento del margine vertebrale della scapola alla linea apofisaria rachidea; questo movimento si ottiene grazie all’azione dei muscoli: romboide, trapezio fasci medi.
- Traslazione laterale : è un movimento di allontanamento del margine vertebrale della scapola dalla linea apofisaria rachidea e si attua grazie ad i seguenti muscoli : gran dentato, piccolo pettorale.
Per quanto riguarda la rotazione verso l’alto ed il basso intorno ad un’asse perpendicolare all’omoplata( scapola) abbiamo:
- Rotazione laterale o rotazione verso l’alto della glenoide: è un movimento attorno all’asse sagittale in cui l’angolo inferiore della scapola si sposta lateralmente e la glenoide cranialmente; questo movimento è attuato da: trapezio fasci superiori e medi, gran dentato.
- Rotazione mediale o rotazione in basso della glenoide : è un movimento attorno all’asse sagittale in cui l’angolo inferiore della scapola si sposta medialmente e la glenoide caudalmente attuato dai muscoli : trapezio fasci inferiori, piccolo pettorale.
LA ROTAZIONE CONGIUNTA “IL PARADOSSO DI CODMAN”
Concludendo il capitolo sulla meccanica articolare della spalla è necessario accennare alla rotazione congiunta (o automatica) di questa articolazione; rotazione che si verifica automaticamente nelle articolazioni a due assi quando sono utilizzate come le articolazioni a due.
La rotazione automatica o Paradosso di Codman e facilmente descrivibile con un semplice esercizio (fig.50).
Partendo dalla posizione di riferimento, con arto superiore verticale lungo il corpo, palmo della mano in dentro e pollice in avanti (fig.50a), effettuando un’abduzione di 180° sul piano frontale (fig.50c) e poi un’estensione di 180° in quello sagittale (fig.50d), ci ritroviamo con l’arto verticale lungo il corpo , ma il palmo e in fuori e il pollice in dietro (fig.50e).
Si è prodotto così un movimento di rotazione longitudinale di 180° che ha fatto cambiare l’orientamento del palmo della mano. In questo doppio movimento di abduzione ed estensione si è quindi prodotta automaticamente una rotazione interna di 180°: si può dire che un movimento successivo attorno a due degli assi della spalla determina meccanicamente e senza l’intervento della volontà un movimento attorno all’asse longitudinale dell’arto superiore.
La cosiddetta rotazione congiunta che appare nei movimenti in successione.
Se poi utilizziamo il terzo asse per realizzare volontariamente una rotazione inversa di 180°, la mano si ritrova nella posizione di partenza, con il pollice avanti, descrivendo cosi un ciclo ergonomico (tipico della spalla nel nuoto classico).
Questa rotazione chiamata (da Mac Conaill) rotazione aggiunta, è possibile solo nelle articolazioni a tre gradi di libertà.
Questi due tipi di rotazione longitudinale di cui la spalla è capace possono sommarsi algebricamente:
- se la rotazione volontaria (aggiunta) è nulla quella automatica( congiunta) si manifesta: Paradosso di Codman;
- se la rotazione volontaria è nello stesso senso di quella automatica, questa l’amplifica;
- se la rotazione volontaria è di senso inverso, diminuisce o annulla la rotazione automatica.

Concludendo il capitolo sulla biomeccanica del complesso articolare della spalla, ,è necessario evidenziare i muscoli motori principali del cingolo scapolare che sono (figg.51,52 e 53):
TRAPEZIO: diviso in tre porzion (1,1’,1”):
- fascio superiore , acromio claveare la cui azione: solleva il moncone della spalla; impedisce la sua caduta per azione di pesi; determina iperlordosi cervicale, più la rotazione della testa dal lato opposto quando il fascio fa perno sulla
- Fascio mediale, spinoso la cui azione: avvicina di 2/4 cm il margine mediale scapola alla linea apofisaria rachidea; fa aderire la scapola al torace; porta indietro il moncone della
- Fascio inferiore , la cui azione : attira la scapola verso il basso e
Se i tre fasci si contraggono simultaneamente: la scapola viene spinta medialmente ed indietro; la scapola viene ruotata in alto di 20°(ruolo importante nel trasporto di carichi pesanti (figg.51,52,53).
ROMBOIDE (2): questo muscolo ha una direzione obliqua in alto e medialmente e la sua azione: attira l’angolo inferiore della scapola in alto e medialmente ed in questo modo determina, elevazione della scapola, rotazione della scapola verso il basso, con orientamento della glenoide in basso, inoltre determina l’adesione dell’angolo inferiore della scapola alla coste; infatti la paralisi di questo muscolo si manifesta con il distacco della scapole, le cosiddette scapole alate (fig.51).
ELEVATORE DELLA SCAPOLA (3): questo muscolo con direzione obliqua in alto e medialmente ha un’azione simile a quella del romboide: attira l’angolo superiore della scapola in alto e medialmente di 3cm, si contrae sollevando pesi e la sua paralisi e la sua ipotonia determina la caduta del moncone della spalla, come nel caso delle spalle spioventi o “ a collo di bottiglia”, mentre la sua ipertonicità o la sua retrazione possono causare l’innalzamento del moncone della spalla, come nel caso della scapola alta congenita o “deformità di Sprengel” oppure “nell’atteggiamento in innalzamento della scapola” ( CFR. “COMPENDIO DI GINNASTICA CORRETTIVA, F.Tribastone ,S.S.S. 1994) (figg.52,53).
GRAN DENTATO o DENTATO ANTERIORE questo muscolo può esser diviso in due porzioni:
- la prima superiore con direzione orizzontale ed in avanti che contraendosi attira la scapola in avanti e medialmente, impedendole di allontanarsi quando si spinge in avanti un peso. Effettua quindi un’azione di bloccaggio ed in caso di paralisi nello spingere avanti qualcosa il margine interno della scapola si allontana;
- la seconda con direzione obliqua in avanti ed in basso, determina il basculamento della scapola verso l’alto, orientando così in alto la glenoide. Quest’azione interviene nella flessione, nell’abduzione, nel trasportare pesi, ma solo quando l’abduzione del braccio supera i 30° (figg.51,52,53).
PICCOLO PETTORALE (5): questo muscolo ha una direzione obliqua verso il basso in avanti e medialmente e la sua azione: abbassa il moncone della spalla , quindi orienta la glenoide in basso, fa scivolare la scapola lateralmente ed in avanti, con allontanamento dal torace del suo bordo posteriore (fig.51,53).
SUCCLAVIO (6): questo muscolo ha una direzione verso il basso e medialmente e la sua azione : abbassa la clavicola ed il moncone della spalla , spinge l’estremità mediale della clavicola verso lo sterno (fig.51).


