FASCIAL UNWINDING EQUINO
Occorre non dimenticare che, oltre ai fattori chimico/fisici e meccanici, anche le tensioni di origine emotiva possono ripercuotersi a livello fasciale: quando viviamo delle emozioni, esse sono invariabilmente accompagnate da modificazioni ormonali e risposte muscolo-tensive; quando proviamo paura, rabbia, gioia il nostro corpo si adatta per premetterci di esprimere queste emozioni. La gioia è accompagnata spesso da fenomeni vasodilatatori e da un rilassamento generalizzato, mentre la rabbia/difesa si manifesta con un aumento delle catecolamine circolanti, i neuro-ormoni dello stress, e con una risposta muscolo-tensiva generalizzata, con prevalenza dei distretti interessati dal meccanismo di difesa: forti emozioni, soprattutto se il corpo non riesce a trovare un modo naturale per “scaricarle”, o situazioni prolungate di stress emotivo, possono lasciare “cicatrici” a livello fasciale.
Il sistema nervoso, nel tentativo di gestire l’impatto che gli stressor e gli stimoli hanno sul corpo, mette in atto una serie di risposte adattative sia sul piano biochimico, sia su quello comportamentale e somatico, con una serie di “adeguamenti” che comportano da un lato, modifiche funzionali nel metabolismo dei tessuti organici, dall’altro l’assunzione di posture antalgiche e di habitus che possono incidere profondamente sulla struttura della fascia.
Il tessuto connettivale che costituisce questo sistema svolge l’azione di congiungere, collegare, allacciare, mettere in rapporto, associare e concatenare le differenti parti dell’organismo, ripartendo al suo interno, distribuendo e dissipando le sollecitazioni ma non è dotato di «motu proprio», ovvero di capacità di moto autonomo: i meccanocettori al suo interno, però, sono un elemento in grado di condizionare significativamente il movimento, potendo incidere considerevolmente sull’attività motoria e determinare in modo cospicuo la congruità (o l’incongruità) dell’azione muscolare, agendo come una sorta di «motore immobile».
Allo stesso tempo, la fascia risente direttamente e in modo consistente della contrazione dei muscoli, comportandosi come uno shock absorber, in grado di inertizzare e distribuire, per mezzo dell’isteresi elastica propria dei tessuti coinvolti, i picchi di forza espressi dai vettori di movimento o, attraverso la capienza intrinseca dei suoi componenti strutturali, di assorbire i carichi derivanti dalla continua tensione esercitata o dalla contrazione associata alle posture antalgiche.