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OSTEOPATIA E UTERO RETROFLESSO - D.O. Giuseppe Totaro
Osteopatia e utero retroflesso

Vediamo la parte a anatomica

L’utero retroverso è un’anomala posizione dell’utero – nella pelvi – che, anziché essere inclinato in avanti e appoggiato sulla vescica è invece voltato all’indietro, leggermente appoggiato sull’intestino. La retroversione dell’utero può essere di due tipi: primaria, quando è presente fin dalla nascita, o secondaria a condizioni – come endometriosi, processi infiammatori, infettivi, neoplastici, etc. – che causano la formazione di aderenze, cicatrici, oppure l’indebolimento dei muscoli pelvici e di conseguenza il ribaltamento dell’utero.

Questa condizione è quasi sempre asintomatica, tuttavia in alcuni casi possono essere presenti dolore, soprattutto durante i rapporti sessuali o durante le mestruazioni, problemi vescicali e intestinali. Non ci sono invece differenze significative per quanto riguarda il concepimento, la gravidanza, il parto e il rischio di aborto tra donne con utero retroverso e donne con utero antiverso (in posizione normale).

La diagnosi si effettua attraverso anamnesi, esame obiettivo ginecologico ed ecografia pelvica, trans-vaginale o retto-vaginale. La terapia, quando necessaria, può prevedere lo spostamento manuale o chirurgico dell’utero, il rafforzamento dei muscoli pelvici e la terapia farmacologica per trattare i sintomi associati.

Eventuali complicanze possono insorgere quando l’utero retroverso è secondario ad altre condizioni, tuttavia la prognosi è buona poiché in genere, si risolve spontaneamente e senza problemi.

Che cos’è l’utero retroverso
L’utero retroverso (o retroversoflesso) è un’anomalia nella posizione dell’organo all’interno della cavità pelvica ed è presente circa nel 20-30% delle donne. Quando si ha questa anomalia, l’utero anziché essere inclinato in avanti (utero antiverso) e appoggiato sulla vescica, si presenta capovolto, cioè voltato all’indietro, leggermente appoggiato sull’intestino.
Esistono due tipologie di retroversione:
Primaria o congenita: è presente sin dalla nascita e l’utero ha assunto questa posizione naturalmente durante lo sviluppo;
Secondaria o acquisita: l’utero cambia posizione in un secondo momento, in seguito a un’anomalia nella zona pelvica, più frequentemente a causa di un fibroma, di malattie come l’endometriosi, di processi infiammatori e neoplastici.

Questa condizione, spesso transitoria, può comparire anche dopo il parto, dopo aborti, come conseguenza di un pregresso intervento chirurgico o in menopausa, a causa del rilassamento dei tessuti connettivi.

Cause di utero retroverso
L’utero retroverso nella maggior parte dei casi ha cause congenite non ancora note. Quando invece è di tipo secondario ad altre condizioni può essere dovuto a:
Indebolimento dei muscoli pelvici: dopo il parto (a causa dell’aumento di dimensioni dell’utero) o dopo la menopausa i legamenti che sostengono l’utero in posizione possono indebolirsi (e in alcuni casi lacerarsi) e causare il cambio di posizione dell’utero;
Utero ingrandito: l’ingrandimento dell’utero a causa di fibromi, gravidanza o tumori può provocare la deformazione dell’utero o la sua inclinazione all’indietro;
Cicatrici o aderenze: condizioni come infezioni, malattia infiammatoria pelvica, endometriosi o interventi chirurgici possono indurre la formazione di tessuto cicatriziale e aderenze che tirano l’utero all’indietro e ne causano il ribaltamento.

Cosa comporta l’utero retroverso

L’utero retroverso è una condizione che può restare silente e asintomatica per molti anni. Non si tratta infatti di una malformazione, ma semplicemente di una variante della normale anatomia. In alcuni casi possono però essere presenti sintomi, come:

  • Dolori pelvici;
  • Tensione e pesantezza addominale;
  • Dolore lombare;
  • Dispareunia: cioè dolore durante i rapporti sessuali, specialmente in alcune posizioni, quando la penetrazione è profonda e urta il collo dell’utero. Inoltre, in caso di utero retroverso anche le ovaie e le tube di Falloppio sono inclinate all’indietro, di conseguenza tutte queste strutture possono essere sollecitate durante il rapporto sessuale generando fastidio e dolore (dispareunia da collisione).

Infine, durante il periodo premestruale o periovulatorio tutta la zona pelvica è più dolente e la cervice uterina più sensibile, per cui ci possono essere posizioni in cui la penetrazione è più dolorosa

  • Dolore all’utilizzo di tamponi vaginali e assorbenti interni;
  • Dismenorrea (mestruazioni dolorose): le donne che hanno un utero retroverso sperimentano mestruazioni più dolorose, spesso associate a cefalea, rispetto alle donne con utero in posizione normale
  • Disturbi intestinali e vescicali: sono rari e/o di lieve entità, tuttavia quando presenti si manifestano con ritardato o mancato svuotamento della vescica e quindi maggiore probabilità di sviluppare infiammazioni/infezioni del tratto urinario e rallentamento del transito delle feci con conseguente stitichezza.

Utero retroverso e i miti da sfatare

Ci sono inoltre alcune credenze e miti da sfatare rispetto a cosa comporta avere un utero retroverso.

Utero retroverso e fertilità

Non ci sono differenze significative tra donne che hanno un utero retroverso e donne con utero antiverso per quanto riguarda la fertilità e le possibilità di concepimento, a patto che non ci siano altri problemi concomitanti a carico dell’apparato riproduttivo.

Utero retroverso e gravidanza

A causa della posizione dell’utero potrebbe essere lievemente più difficile rimanere incinta, tuttavia è assolutamente possibile.

Nelle prime settimane di gravidanza potrebbero essere presenti una sensazione di peso sul retto e problematiche vescicali, ma più la gravidanza avanza, più l’utero cresce e torna in posizione normale (in genere verso le 8-12 settimane di gestazione).

Di conseguenza, il decorso della gravidanza è sovrapponibile a quello di donna con utero antiverso. Solo in una piccola percentuale di casi la normalizzazione della posizione dell’utero non avviene spontaneamente; in tal caso, entro la 14-15 settimana di gravidanza si tenta una manipolazione che ne ripristina la posizione, anche se l’utero può (talvolta) spostarsi nuovamente per rimettersi in posizione retroversa.

Utero retroverso e parto

Dal momento che l’utero retroverso subisce una modificazione spontanea della posizione intorno al terzo mese, o manuale in seguito a specifiche manovre messe in atto dal ginecologo, non c’è alcun problema ai fini del parto.

Utero retroverso e aborto

La probabilità di aborto nelle donne con utero retroverso è uguale a quella delle donne con utero antiverso, a meno che la retroversione non dipenda da altre condizioni sottostanti.

Il rischio di aborto aumenta però nei casi di utero incarcerato, cioè quando l’organo è letteralmente incastrato nel bacino e non avviene quindi il cambio di posizione.

 

Diagnosi di utero retroverso

La diagnosi avviene mediante:

  • Anamnesi: la diagnosi può essere guidata dalla sintomatologia, quando presente;
  • Esame obiettivo ginecologico: si effettuano la palpazione e l’ispezione dei genitali esterni e interni; La retroversione dell’utero si riscontra ad esempio quando, durante la visita, si cerca il collo dell’utero per l’effettuazione del pap-test;
  • Ecografia (pelvica, transvaginale o retto-vaginale): evidenzia le dimensioni, la posizione e i rapporti dell’utero con gli organi adiacenti all’interno della pelvi;

Trattamento farmacologico: ad esempio L’utero retroverso nella maggior parte dei casi non si associa ad alcun disturbo e si risolve spontaneamente, di conseguenza non è necessaria nessuna terapia. Quando invece è richiesto un trattamento si può intervenire in vari modi;

  • Manovra manuale per il riposizionamento dell’utero;
  • Intervento chirurgico: l’isteropessi è un intervento volto a correggere lo spostamento uterino e a fissare l’organo nella posizione normale. In alcuni casi si può ricorrere al pessario di Hodge, cioè un piccolo dispositivo in silicone o plastica che può essere posizionato temporaneamente o permanentemente per favorire l’inclinazione e il mantenimento dell’utero in avanti. In rari casi può invece essere necessaria la rimozione chirurgica dell’utero (isterectomia);
  • antidolorifici in caso di mestruazioni dolorose, antibiotici mirati in caso di cistiti ricorrenti, lassativi in caso di stipsi, terapia ormonale in caso di endometriosi, etc;
  • Esercizi di rafforzamento dei muscoli del pavimento pelvico;

Complicanze legate all’utero retroverso

Le complicanze possono insorgere quando l’utero retroverso è una conseguenza di altre condizioni come endometriosi, malattia infiammatorie pelvica, tumori etc. In questi casi si può andare incontro a:

  • Forte dolore all’addome e nella zona pelvica;
  • Prolasso dell’utero in età avanzata o dopo il parto;
  • Infertilità;
  • Ovulazione irregolare;
  • Ciclo mestruale irregolare;
  • Ritenzione urinaria se la pressione sull’organo è costante e forte;
  • Problemi intestinali;
  • Prognosi;

La prognosi è buona, poiché nella maggior parte dei casi l’utero retroverso si risolve spontaneamente e non causa problemi.

VEDIAMO COME IL TRATTAMENTO OSTEOPATICO PUÒ ESSERE DI AIUTO ALLA PAZIENTE

Prima di effettuare una qualsiasi tecnica è buona norma testare le strutture e valutarne la disposizione e la disfunzione. Presa di contatto con l’utero: paziente in decubito supino. L’operatore si posiziona lateralmente al paziente.

Posiziona la sua mano craniale al di sopra del pube. Si esegue una piccola compressione con il palmo della mano anteroposteriormente.

Fatta la compressione si rilascia velocemente per ricevere la risposta dai tessuti. In base al periodo del ciclo della donna possiamo avere delle risposte diverse.

Esempio:

in fase premestruale, la risposta sarà più importante poiché, in tale fase, l’endometrio risulterà più inspessito, quindi un utero più grosso. Se l’utero dovesse presentarsi retroverso, non si avrà nessuna risposta perché l’utero non sarà presente sotto la mano dell’operatore, nel retroverso sarà più probabile la presenza del tenue nella zona presa in esame.

N.B. Questo test non ci da delle informazioni tali da poter dire se l’utero è antiverso o retroverso.

Prima di trattare i legamenti è buona norma valutare e, all’occorrenza, trattare le articolazioni sacroiliache.

Le sacroiliache sono molto importanti nelle donne in gravidanza poiché questi legamenti vanno a trazionare il sacro creando dei mal posizionamenti appunto delle sacroiliache e sappiamo che questo non è ottimale per la discesa del bambino durante il parto poiché il bambino dovrà passare con la faccia sul sacro e sul coccige. È quindi importante avere sacro e coccige nelle loro posizioni corrette per permettere, al feto, una più agevole rotazione durante l’atto del parto.

Durante la gravidanza le sacroiliache possono causare il così diffuso mal di schiena. Questo perchè i legamenti si irrigidiscono, l’utero aumenta di volume e aumenta così la trazione dei legamenti uterosacrali.

Questo aumento di volume dell’utero, sbilancia il corpo della donna in avanti. I muscoli posteriori, i paravertebrali, il QDL, lo psoas, si oppongono alla tendenza dell’iperlordosi.

Trattare problematiche all’utero, equivale al trattare una donna in gravidanza, questo perché le strutture che andiamo ad indagare e trattare saranno le stesse che vengono stressate dalla situazione gravidica.

L’osteopatia può rappresentare un valido aiuto nel caso di difficoltà di concepimento, intervenendo specificamente su condizioni meccaniche che possono impedire l’innesto dell’ovulo o il trasporto dell’ovulo nella camera gestazionale (cause frequenti di infertilità).

Alterazioni vertebrali e tensioni possono compromettere la fluidità del sistema vascolare e nervoso del bacino e, di conseguenza, la funzionalità degli organi genitali.

Traumi diretti sulle strutture connesse come sacro, coccige, colpi di frusta possono compromette la meccanica che va trattata e ripristinata. Ciò può essere frequentemente determinato dalla presenza di cicatrici locali uterine o degli organi circostanti, aderenze chirurgiche, esiti di infiammazioni locali, tensioni del pavimento pelvico (fasciali) e tensioni strutturali del bacino (ossa iliache, sacro e coccige).

Un trauma al coccige, osso fondamentale per l’equilibrio strutturale e funzionale del bacino, per esempio, viene poco preso in considerazione nell’anamnesi del paziente. Oppure le conseguenze di interventi all’addome, di infiammazioni dell’endometrio, di infezioni da germi come la Clamydia, che possono creare aderenze e ispessimenti dei tessuti.

Se le irregolarità si trovano vicino alle tube, il passaggio dell’ovulo può risultare più faticoso. Dal punto di vista anatomico anche disfunzioni degli organi viscerali adiacenti, possono influire negativamente come il colon irritabile, cistiti, infezioni alle vie urinarie. Gli organi viscerali, quindi anche utero, tube e ovaie, hanno una motilità (intrinseca propria dell’organo) e una mobilità (dell’organo rispetto alla mobilità del diaframma).

Dal punto di vista osteopatico c’è poi un’influenza del movimento cranio sacrale e del movimento della fascia.

Un caso frequente è quello dello spostamento del coccige, cioè l’ultima parte della colonna vertebrale, articolata con l’osso sacro. Il coccige è un osso fondamentale per l’equilibrio del bacino, e spesso traumi, cadute o posture errate possono essere sufficienti per portarlo fuori asse.

Questo può influire sull’assetto della colonna, importante per la fertilità. Con l’osteopatia la posizione si può facilmente correggere, migliorando così la fisiologia del bacino. L’osteopatia in questo caso può aiutare con manovre viscerali delicatissime, che “massaggiano” i tessuti, sciolgono le aderenze e migliorano il flusso sanguigno e linfatico spesso congestionato dalla presenza dei “nodi” fibrosi. I risultati sono buoni: nel giro di qualche seduta può succedere che le tube si aprano e che l’ovulazione riprenda con regolarità. L’osteopatia arriva ad agire anche sull’utero stesso: se è retroverso ne può favorire la rotazione e il ritorno nella corretta posizione, rendendo così più probabile la gravidanza.

Questo è possibile perché i nostri organi non sono fissi, ma hanno una propria mobilità sui propri assi, che può essere migliorata con le dolci manipolazioni dell’osteopatia. Così si forma un “terreno” più vitale e accogliente che facilita la gravidanza. L’osteopata opera per il recupero della mobilità della struttura, per diminuire le tensioni fasciali, cicatriziali e viscerali, e per ridare armonia all’intero sistema; le mani e la percezione palpatoria lo guida nella ricerca verso la disfunzione e la sua liberazione da blocchi e rigidità che compromettono l’efficacia del sistema vascolare e nervoso del bacino, che di conseguenza compromettono il corretto funzionamento degli organi genitali, non irrorati e innervati efficacemente.

Gli organi interni possiedono una loro mobilità attorno a propri assi, spesso questa viene compromessa in seguito ad interventi chirurgici, adattamenti posturali, esiti cicatriziali, traumi. Insieme alla mobilità viene persa anche la loro funzionalità e la nuova situazione disfunzionale viene registrata dal sistema nervoso autonomo che ne regola la funzionalità. Nel trattamento della persona in gravidanza, l’osteopata si concentra in particolar modo sulla buona meccanica del bacino e di tutti gli organi e articolazioni, un equilibrio tra tessuti e fluidi corporei per sostenere i processi di autoregolazione e salute della persona in esame.

Osteopatia

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