IMPORTANZA DEL TRATTAMENTO DEL RENE IN OSTEOPATIA - D.O. Giuseppe Totaro
INTRODUZIONE |
Rene
Citando le parole di A.T.Still “ignoriamo se il rene sia un organo che faccia spuntare i denti o i capelli o se secerna un potente acido!” Tutte le scoperte che riguardano la comprensione di questo organo, risalgono ai primi del ‘900 (e anche oltre), dimostrando che la sua comprensione è un fatto estremamente recente nonostante Still lavorasse sui reni e trattasse problematiche renali.
L’apparato urinario svolge nel suo complesso una funzione emuntoria (quando parliamo di rene, dobbiamo metterlo insieme a intestino, polmone, e a tutti gli organi che hanno un ruolo emuntorio nel nostro organismo) essendo deputato ad allontanare dal circolo sanguigno e riversare all’esterno prodotti del metabolismo, in particolare i prodotti azotati derivanti dalla degradazione delle sostanze proteiche. Rappresenta inoltre la via di eliminazione di molti ioni (sodio, potassio, fosfati) e di acqua. Pertanto è un organo che, insieme al colon e al polmone, ha una funzione emodinamica perché interviene nella regolazione dei liquidi corporei dato che al suo interno passa il 21% della gittata cardiaca, interviene inoltre nella regolazione del PH, dell’equilibrio idrosalino e della pressione sanguigna.
Tutto ciò significa che il rene rappresenta un organo molto importante sul piano dell’ ‘economia’ del paziente. I reni sono deputati alla formazione dell’urina e svolgono anche funzioni endocrine (producendo ormoni quali renina, eritropoietina e prostaglandine). I reni sono degli organi retroperitoneali, posti ai lati della colonna vertebrale nelle fosse lombari, dietro al peritoneo parietale posteriore.
I reni si estendono a livello del rachide lombare, dal margine inferiore di D11 al margine superiore di L3. Il rene destro è più basso del sinistro di circa 2 cm per il rapporto che contrae con il fegato ed essendo più basso il suo polo inferiore si trova a livello ombelicale, mentre il polo inferiore del rene sinistro è un po’ più alto a livello di L2.
Da una visione posteriore, si nota come il rene prende contatto con le ultime 2 coste, prevalentemente con l’11 e la 12, e che si trova proprio ai lati della colonna vertebrale e che ha dei contatti con tutta la parete muscolare posteriore. Parliamo, quindi, di una stretta relazione sia vertebrale sia muscolare, motivo per cui, pur essendo un viscere, ha delle grosse ripercussioni a livello strutturale avendo delle relazioni dirette con la struttura stessa. Quindi, pur essendo un organo difficile da reperire, da palpare (se non ci sono delle condizioni patologiche che lo rendono palpabile) e da trattare, è però di notevole importanza da un punto di vista strutturale per la sua relazione con il sistema parietale, oltre che importante da un punto di vista emodinamico visto che, come abbiamo detto, al suo interno passa il 21% della gittata cardiaca.
Da un punto di vista osteopatico diamo al rene di destra importanza soprattutto da un punto di vista metabolico, essendo in relazione con il fegato, il duodeno e il quadro colico. Il rene di sinistra è in relazione privilegiata con la sfera uro-genitale, grazie alle sue relazioni vascolari con la milza, l’ovaio e gli organi genitali esterni.Quindi:
Rene destro (fegato) = è metabolico.
Rene sinistro (sfera uro-genitale) = sessualità, sensualità, riproduzione.
reni
ANATOMIA |
Il rene ha la classica forma di un fagiolo, è di colore rosso-bruno, è lungo 12 cm, largo 6 cm, spesso 3 cm e pesa circa 150-160 gr. Il rene presenta:
- una faccia anteriore (convessa).
- una faccia posteriore.
- un polo superiore.
- un polo inferiore.
- un margine mediale (concavo): è quello che guarda la colonna vertebrale ed è quello sul quale troviamo l’ilo, cioè il punto in cui entrano ed escono i grossi dotti e vasi.
All’interno dell’ilo passano: l’arteria renale, la vena renale (che entrano) e l’uretere (che esce).
Questi vasi hanno una loro disposizione dall’alto verso il basso: arteria renale, vena renale e uretere (che esce dal bacinetto). Mentre dal davanti al dietro troviamo: vena, arteria, pelvi. L’asse del rene è obliquo, cosa facile da ricordare perché, avendo una relazione diretta con lo Psoas, e con la sua aponeurosi, sposa il decorso dello Psoas che funge da binario nei movimenti fisiologici dell’organo durante le fasi respiratorie (mobilità dell’organo in riferimento alla respirazione diaframmatica). Ciascun rene è avvolto da una capsula adiposa (in cui lo strato di grasso ha funzione protettiva ma anche termica perché il rene ha un’attività metabolica molto elevata per cui deve mantenere una temperatura stabile all’interno della loggia renale) ed è contenuto in una loggia fibrosa detta loggia renale delimitata da una fascia connettivale. Questo tessuto connettivo retroperitoneale è dato dalla fascia trasversale che diventa fascia renale, quindi è la continuità della fascia trasversale.
In corrispondenza del margine laterale del rene, la fascia renale si suddivide in 2 foglietti:
- fascia renale anteriore o prerenale.
- fascia renale posteriore o retrorenale o postrenale.
RAPPORTI ANATOMICI |
I rapporti del rene sono mediati dalla capsula adiposa e dalla fascia renale e sono uguali posteriormente a destra e a sinistra, mentre anteriormente sono diversi perché si verrà a creare un rapporto speciale con determinati organi a seconda che si tratti del rene destro e del sinistro .
I rapporti anatomici più importanti sono:
- In alto: la ghiandola surrenale si trova sopra il rene, contenuta in una loggia propria, anatomicamente divisa da quella renale.
- Indietro: i reni sono in rapporto con la colonna vertebrale D12-L2, con le ultime due coste K11-K12, con il diaframma, con lo Psoas, con la fascia iliaca e con il muscolo quadrato dei lombi.
- In avanti: il rene destro è in rapporto con il lobo destro del fegato, con l’angolo colico destro, con il secondo duodeno e con le anse del tenue che ricoprono tutto, mentre il rene sinistro è in rapporto con la milza, con la coda del pancreas (che passa proprio davanti al rene), con l’angolo duodeno-digiunale e con la borsa omentale (attraverso questa abbiamo anche un rapporto indiretto con lo stomaco).
- Internamente (margine mediale): i reni hanno rapporti con la catena latero-vertebrale ortosimpatica. Sempre su questo margine, ma più in fuori e indietro hanno rapporti con il 12° nervo intercostale, i nervi ileoipogastrico, ileoinguinale, femorocutaneo e genitocrurale.
Questo è molto interessante perché ci spiega alcune delle sintomatologie del rene, per cui una problematica di rene può dare delle sintomatologie irradiate di tipo genitocrurale, femorocutaneo, ilioipogastrico o ilioinguinale, oltre che dolori intercostali di tipo nervoso (nevralgie). Il polo superiore di ciascun rene è sovrastato dalla rispettiva ghiandola surrenale, che si spinge un po’ anche sul margine mediale e sulla faccia anteriore. Il polo inferiore dista dalla cresta iliaca circa 3 cm a destra e circa 5 cm a sinistra.
CONFORMAZIONE INTERNA |
Il rene è rivestito da una capsula fibrosa data da una membrana connettivale dalla cui superficie interna si dipartono esili tralci che si addentrano brevemente nel parenchima renale.
Facendo una sezione frontale del rene, possiamo vedere come la sua configurazione interna è rappresentata da due zone ben visibili al microscopio:
- una zona corticale (esterna);
- una zona midollare (interna).
La zona midollare è di colorito rossastro.Ha un aspetto striato ed è organizzata in 8-18 formazioni coniche, dette piramidi renali di Malpighi che con la loro base periferica continuano anche nella sostanza corticale, mentre con il loro apice sporgono con le papille renali nel seno renale. L’estremità libera delle papille (detta area cribrosa) presenta 15-30 forellini (i forami papillari) che corrispondono allo sbocco dei dotti papillari. La zona corticale è di colorito giallastro. Rappresenta la superficie dell’organo ma si inoltra anche a livello della midollare spingendosi anche tra le piramidi con le colonne di Bertin.
Il rene è formato da un parenchima e da uno stroma. Il parenchima è rappresentato da un insieme di unità funzionali: i nefroni. Lo stroma è di natura connettivale e contiene i vasi sanguigni, linfatici e le terminazioni nervose. Il parenchima, quindi, è costituito dai nefroni che sono deputati alla funzione uropoietica (formazione dell’urina) e da un sistema di dotti escretori che convogliano l’urina verso l’apice delle piramidi renali, poi nei calici, fino ad arrivare al bacinetto renale, ureteri e vescica. I nefroni sono circa 1 milione per ogni rene, quindi, sono delle unità funzionali molto presenti. Il nefrone è costituito da un corpuscolo renale (o corpuscolo di Malpighi) e da un tubulo renale. La maggior parte dei nefroni è contenuta nella corticale (circa l’85%) ma esiste anche una percentuale di nefroni iuxtamidollari situati vicino alla midollare. I tubuli renali lunghi iniziano a fondo cieco e, dopo un decorso complicato, terminano nel sistema dei dotti escretori.
L’estremità dei tubuli si dispone come un calice intorno ad un gomitolo di capillari: questo tubulo che inizia a fondo cieco e poi prende la forma a calice prende il nome di capsula glomerulare di Bowman, mentre il gomitolo vascolare prende il nome di glomerulo. Capsula e glomerulo formano insieme il corpuscolo renale. Il tubulo (quindi la capsula di Bowman) presenta: una prima parte, detta tubulo convoluto prossimale, una parte ad ansa, detta ansa di Henle, una porzione detta tubulo convoluto distale, infine assume un andamento rettilineo diventando dotto collettore per andare poi in dotti sempre più piccoli e avere l’escrezione.
I sottili dotti collettori di ogni unità funzionale (nefrone) si uniscono fra loro a formare dotti sempre più ampi ed infine sboccano in un’ampia cavità centrale detta pelvi renale che è situata alla base di ciascun rene. Dalla pelvi renale si forma l’uretere che percorre l’addome e poi sbocca nella vescica. Per quanto riguarda il glomerulo, abbiamo già detto che il sangue entra nel rene con l’arteria renale che penetra nel parenchima dell’organo e poi si suddivide in rami sempre più piccoli. Ogni piccola arteria, a sua volta, emette una arterìola afferente che forma un batuffolo di capillari (il glomerulo che è avvolto dalla parete epiteliale che forma la capsula di Bowman), poi invece di formare capillari venosi, formano una arterìola efferente che va a formare una serie di capillari peritubulari intorno al tubulo restando intimamente in connessione con questo e, infine, questi capillari vanno a formare i capillari venosi attraverso i quali il sangue lascia il rene.
INNERVAZIONE
- Componente Ortosimpatica: nervo grande e piccolo splancnico D10-L1, mentre per la surrenale D8-D11.
- Componente Parasimpatica: nervo vago di destra.
Le due componenti si ricongiungono nei gangli aortico-renali.
VASCOLARIZZAZIONE |
Il rene è vascolarizzato dalle arterie renali dx e sx. Le arterie renali sono rami dell’aorta addominale e nascono subito sotto il tronco celiaco più o meno a livello di L1 subito sotto la mesenterica superiore (anch’essa si trova a livello vertebrale di L1, quindi sono molto vicine visto che il livello di emergenza della mesenterica superiore corrisponde al livello di emergenza dell’arteria renale). Le vene renali dx e sx drenano tutte e due nella vena cava inferiore. Siccome l’aorta si trova, rispetto ai reni, anteriore e a sinistra, l’arteria renale dx è più lunga rispetto alla contro laterale, mentre la vena cava inferiore che riceve le vene renali, è a destra, quindi la vena renale dx è più corta rispetto alla sx. Le vene renali dx e sx hanno, però, una caratteristica di drenaggio diversa: la vena renale sx è il passaggio di drenaggio della vena spermatica od ovarica di sx.
Questo vuol dire che, qualora ci sia un problema sulla vena renale sx, si possono avere ripercussioni a livello spermatico od ovarico. Ricordiamo anche che la mesenterica superiore passa a ponte sulla vena renale sx, quindi, rappresenta una ulteriore possibilità di compromissione del drenaggio positivo della renale sx cosa che porta ad avere delle relazioni con le varie sintomatologie del tenue per arrivare poi a delle problematiche ovariche o spermatiche.
Oltre al tenue tramite l’arteria mesenterica superiore, anche il fegato e la milza tramite la vena splenica, possono influenzare l’emodinamica del rene sx, creando quadri clinici d’idronefrosi, varicocele o cisti ovariche. Quindi, è da ricordare questa particolarità anatomica: il drenaggio della vena spermatica/ovarica verso la renale sx e anche che mesenterica superiore passa a ponte sulla vena renale sx. Le vene testicolari, spermatiche ed ovariche di dx, invece, drenano direttamente in vena cava inferiore.
FISIOLOGIA |
La formazione dell’urina inizia con la filtrazione del sangue a livello del glomerulo, dove viene privato di quasi tutta la componente proteica e attraversa la parete capillare per entrare nella capsula di Bowman.L’urina che si viene a formare e che poi viene escreta ha una composizione molto diversa da quella del filtrato glomerulare, perché, man mano che scorre nel tubulo, viene modificata nella sua composizione. I due procedimenti che all’interno del tubulo modificano il filtrato glomerulare sono chiamati riassorbimento e secrezione tubulare. Questo vuol dire che se c’è il passaggio di una sostanza dal tubulo ai capillari, in virtù dell’intimo rapporto tra i due, si ha il recupero di questa sostanza per rimetterla in circolo (riassorbimento), mentre se c’è il passaggio di una sostanza dai capillari al tubulo, la sostanza verrà eliminata (secrezione).
La permeabilità, soprattutto della parte distale del tubulo, cioè la possibilità dell’acqua di passare nelle ultime porzioni del tubulo, è sotto il controllo dell’ormone ADH (ormone antidiuretico o vasopressina) che è di formazione ipotalamica. In assenza di questo ormone, la permeabilità dell’acqua nel tubulo è molto bassa, cioè vuol dire che l’acqua diventa incapace di seguire il sodio e resta nel tubulo per essere escreta, di conseguenza il paziente forma un grande quantitativo di urine. La presenza di ADH, quindi, è fondamentale per il riassorbimento dell’acqua. La corteccia surrenale (sotto controllo neurovegetativo o di ormoni locali) produce un ormone, l’aldosterone, che stimola in modo specifico il riassorbimento del sodio soprattutto da parte dei tubuli distali.
La secrezione dell’aldosterone è regolata, oltre che da riflessi neurovegetativi, anche da ormoni di provenienza renale. Infatti, all’interno del rene ci sono delle cellule specializzate, presenti nella tunica interna delle arteriole intrarenali, che sintetizzano e secernono nel sangue una proteina detta renina. Gli ormoni, sia quelli dell’asse ormonale sia quelli locali, sono sempre prodotti in maniera inattiva e poi devono essere attivati, per cui, la renina attiva un precursore, un ormone locale che è l’angiotensinogeno, il quale poi si scinde in un piccolo polipeptide che è l’angiotensina. L’angiotensina è un potente stimolatore della secrezione di aldosterone surrenale L’angiotensinogeno, inoltre, è una proteina sintetizzata dal fegato (c’è una relazione biochimica con il fegato) ma è comunque sempre presente nel circolo ematico, quindi, viene attivata ad angiotensina qualora la renina senta l’esigenza dell’angiotensina, ovviamente, tutto ciò è regolato da meccanismi di feed-back molto fini.
La renina, a sua volta, è stimolata da:
- Nervi simpatici renali (neurovegetativo, come abbiamo detto);
- Diminuzione del volume del liquido extracellulare;
- Riduzione del sodio corporeo;
Nell’uomo, il volume medio di liquido filtrato nella capsula di Bowman è di circa 180 litri al giorno e, se nell’uomo sono presenti circa 3 litri di plasma, questo vuol dire che tale volume ematico passa e viene filtrato dai reni circa 60 volte al giorno. Questa capacità di trattare il plasma spiega la funzione di escrezione fondamentale del rene. Possiamo, quindi, immaginare che lavoro sia questo della filtrazione renale, è un lavoro enorme che motiva il fatto che una disfunzione di rene ha un impatto energetico sull’organismo molto importante. L’ormone ADH, invece, è prodotto dall’ipotalamo. Quindi, l’ADH passa nell’ipofisi posteriore e da qui viene liberato nel sangue.
Le cellule ipotalamiche ricevono, per la produzione di ADH, degli input che derivano da numerosi barocettori vascolari. Si tratta di barocettori vascolari perché abbiamo detto che l’ADH serve alla regolazione dell’acqua, quindi, se regola il quantitativo di acqua corporea, indirettamente regola anche la pressione. Pertanto, questi barocettori vascolari, daranno gli input per la produzione o l’inibizione dell’ADH. Cosa molto interessante è che uno dei gruppi più importanti di questi barocettori per la stimolazione o inibizione si trova localizzato nell’atrio sinistro del cuore perché, a seconda del volume ematico che arriva all’atrio, ci può essere una stimolazione o una inibizione dell’ADH per regolare il volume.
Infatti, se i barocettori sono stimolati da un aumento pressorio forte, trasmettono una inibizione della produzione di ADH tramite vie ascendenti all’ipotalamo perché vuol dire che c’è troppa acqua, viceversa se c’è una diminuzione della pressione atriale, viene immediatamente incrementata la sintesi e la liberazione di ADH in modo tale che ci sia un aumento del volume di acqua. In definitiva, possiamo capire che ogni sostanza, per essere riassorbita o escreta, sarà sotto il controllo di determinate sostanze e non solo di riflessi neurovegetativi.
SINTOMATOLOGIA DERIVANTE DA UNA DISFUNZIONE FISIOLOGICA O PARAFISIOLOGICA DEL RENE |
• Dolore dorsale o intercostale basso, dato dalla relazione con le coste, con il nervo intercostale, con la colonna dorsale vista l’innervazione ortosimpatica neurovegetativa.
• Dolore lombare, soprattutto nella zona fino a L3 perché c’è una relazione anatomica con le fasce, soprattutto la postrenale. Il dolore lombare è soprattutto mattutino, tende a svegliare il paziente e si attenua con il movimento.
• Dolore cervicale basso;
• Nevralgia: intercostale, addomino-genitale, genito-crurale (dolore inguinale, al testicolo o alle grandi labbra), femoro-cutanea (parte antero-laterale della coscia), crurale e otturatoria (anca, parte interna della coscia e del ginocchio), perchè c’è una relazione con tutto il plesso lombare.
• Contrattura bilaterale dei muscoli Psoas e quadrato dei lombi.
Lo Psoas è un grande indicatore del rene, perché se c’è una disfunzione renale automaticamente si avrà una contrattura dello Psoas così come del quadrato dei lombi.
SEGNI CLINICI ASSOCIATI: prurito agli arti (il rene è un organo emuntore e, quando un organo emuntore funziona male, si avranno tutti i segni di una intossicazione e, in questo caso, si tratta soprattutto di accumulo di sostanze azotate che si fissano o a livello articolare o a livello della cute determinando prurito o dolore, edema-gonfiore alle mani e agli occhi (per ritenzione di liquidi visto che il rene è un organo che gestisce i liquidi), sete, segni clinici genito-urinari (sindrome premestruale, infezioni genitali, oliguria, congestioni pelviche), astenia, disfunzioni della sfera sessuale, ipertensione .
FISIOLOGIA OSTEOPATICA
Il rene compie i suoi movimenti intorno ad un asse obliquo che si dirige in basso-avanti-fuori sul binario dello Psoas (che veicola i movimenti del rene soprattutto in avanti e in fuori).
DISFUNZIONI OSTEOPATICHE
Il rene destro è in rapporto anatomico con il fegato, con il quadro colico e con il duodeno, per questo, da un punto di vista osteopatico, si dice che il rene destro è metabolico, cioè risente di più di tutte le problematiche metaboliche relazionate al fegato, invece, il rene sinistro ha più relazioni con la sfera uro-genitale soprattutto di tipo vascolare, ed è in rapporto con la milza, con l’ovaio e con gli organi genitali.
PTOSI
La ptosi renale è una patologia molto frequente, statisticamente più frequente nelle donne (nelle donne dopo i 50 anni il 25% presenta una ptosi renale più frequente a destra). Le ptosi renali gravi, a volte, danno delle sintomatologie un po’ più lievi delle ptosi renali lievi, cosa che può sembrare strana, ma probabilmente c’è anche una perdita di alcune informazioni propriocettive e nocicettive, cioè in una ptosi renale grave c’è una perdita informazionale per cui tutte le sintomatologie tipiche della ptosi si interrompono, ma iniziano i sintomi urinari (più organici) come se l’organo si mostrasse individualmente e non tramite le sue relazioni.
Il rene destro ha la tendenza ad avere molte più disfunzioni rispetto al sinistro, quindi è più soggetto a ptosi, perché ha una relazione con ceco e colon ascendente, dove è molto più frequente che ci siano delle aderenze cicatriziali date da appendicectomie, quindi, è molto più facile che il colon ascendente perda la sua mobilità per delle cicatrici portando la fascia di Told a trazionare il rene destro verso il basso.
Inoltre, il rene destro è anche relazionato al fegato, il quale dipende per sostegno dal diaframma, così come tutti i visceri addominali, ma essendo il fegato un organo molto pesante, risente molto della mobilità del diaframma. Visto il diaframma, per funzionare bene ha bisogno di una buona mobilità toracica, cioè una buona espansione e retrazione polmonare, questo rappresenta una ulteriore aggravante del fatto che spesso i disturbi polmonari fanno perdere al diaframma la sua normale escursione e, tramite il fegato, spingono verso il basso il rene destro.
Per questi motivi è più frequente trovare in ptosi il rene destro: per le sue relazioni con il ceco e con il colon ascendente e per le maggiori relazioni con il fegato e con il polmone. Il rene sinistro, invece, si trova in una condizione di migliore adattabilità perché sotto abbiamo un viscere vuoto, a differenza del rene destro dove abbiamo un viscere che pesa 2 kg, per questo a sinistra le disfunzioni polmonari danno meno ripercussioni sul rene.
Inoltre, abbiamo anche detto che il rene sinistro è collegato al rene destro dalla fascia, ma nonostante questo collegamento, non sempre una ptosi renale da un lato corrisponde ad una ptosi renale dall’altra parte
E ancora, a sinistra abbiamo la milza che è più piccola e lo stomaco che è vuoto, per cui il rene sinistro ha meno pressioni dall’altro, oltre al fatto che le cicatrici del colon discendente sono molto meno frequenti del colon ascendente.
Per il rene sinistro è importante da ricordare la sua relazione uro-genitale, perché può dare problemi all’ovaio e al testicolo, oltre che disturbi sessuali visto che ha una fortissima componete emotiva (si è notato che in tutti gli eventi emotivi molto forti, all’inizio improvvisamente il rene sinistro scende e, alla risoluzione del trauma, riprende il suo posizionamento).
Bisogna ricordare però, che quando parliamo di ptosi osteopatiche, non parliamo sempre di ptosi vere ma di adattamenti disfunzionali parafisiologici .
Questa è una cosa importante da chiarire, visto che quando parliamo di ptosi renale osteopatica non parliamo di ptosi organiche, forse l’unica a cui ci possiamo avvicinare è la ptosi che noi chiamiamo di III grado, cioè quella più grave in cui probabilmente all’ecografia si può trovare un rene più basso.
RUOLO EMOZIONALE DEL RENE |
Il rene è una riserva di energia profonda, cioè quell’energia di riserva che ci aiuta ad uscire dalle grandi difficoltà fisiche ed emotive. Il rene subisce: traumi gravi, dimagrimenti, depressione, parto, chirurgia e tosse cronica. Questi sono i fattori che portano facilmente il rene in disfunzione, infatti, traumi gravi e depressione sono frequentissimi in persone che una disfunzione di rene, anche se poi non si sa se è la patologia renale o la disfunzione di rene a dare queste componenti emotive oppure se è la componente emotiva che favorisce la disfunzione.
Il rene è paura esistenziale profonda (della morte, dei fulmini, dei temporali, paura cosmica). Il rene è paura che deriva da un evento vissuto con una connotazione di insicurezza, paura dell’abbandono, rabbia profonda, bisogno di superare se stessi, forza generosa, bisogno di dominare e la forza di convinzione è il suo scudo (perché ha paura e, chi ha paura, ha bisogno di controllare e di avere una forza di convinzione molto forte), pessimismo e stanchezza così come slancio e brio (a seconda che ci sia una stimolazione forte o una inibizione forte del viscere).
Dire “me la stò a far sotto dalla paura” ha un senso perché, come possiamo vedere, il rene rappresenta un po’ la paura (poi bisogna vedere la sfumatura di paura, perché anche il polmone è paura o altri visceri) perché rappresenta la paura esistenziale. Su un piano emozionale, abbiamo detto che il rene destro è più metabolico perché risente soprattutto del fegato (anche delle caratteristiche emotive del fegato), mentre il rene sinistro è più legato alla sfera uro-genitale quindi alla sessualità, alla sensualità, alla riproduzione e al rapporto biologico con i genitori (pensare subito a questo quando troviamo una lateralità).
• Dolore ai reni: paura che qualcosa attenti alla vita, impressione che tutto ci crolli a dosso.
• Calcoli renali: paura di cui non riusciamo a liberarci oppure pensieri duri verso noi stessi o verso gli altri.