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ANATOMIA DELLA SPALLA: LE OSSA

“Questo articolo è il primo di una serie di tre, tutti collegati tra loro, che trattano in maniera molto dettagliata l’anatomia e la meccanica articolare.

In questo primo articolo parleremo delle ossa della Spalla, nel secondo i Muscoli della Spalla e nel terzo parleremo della Meccanica Articolare”

La spalla (dal latino spatula) e’ una delle quattro parti dell’arto superiore che in senso prossimo distale sono: spalla, braccio, avambraccio, mano.

La spalla e’ il dispositivo di attacco dell’arto superiore al tronco. Il suo scheletro forma nell’insieme la cintura toracica che si unisce alla parte superiore del torace e da attacco alle restanti parti dell’arto che, nell’insieme formano la cosiddetta parte libera.

La spalla e’ tenuta nella sua normale posizione dall’equilibrio dei numerosissimi muscoli che agiscono come “coppie motorie” sulla spalla, lungo assi di movimento che si possono considerare infiniti ma che sono sostanzialmente riconducibili a tre principali:

  • asse sagittale, dove avvengono i movimenti d’abduzione ed adduzione dell’arto superiore;
  • asse verticale, attorno al quale avviene la rotazione interna ed esterna dell’arto;
  • asse frontale, lungo cui si esegue l’anteposizione e la retroposizione.

Le articolazioni che partecipano ai movimenti della spalla sono:

    • l’articolazione scapolo omerale
    • l’articolazione acromion clavicolare
    • l’articolazione sterno clavicolare (o clavi – sterno – costale)

Per le ragioni anatomo – funzionali, su accennate, risulta evidente come la spalla sia una regione del corpo estremamente sollecitata, anche nella sua attività fisiologica di perno dei movimenti dell’arto superiore.

Ciò rende conto della facilità con cui si instaurano a livello delle superfici articolari coinvolte (scapolo- omerale, acromion-claveare) delle lesioni di tipo degenerativo (artrosi), che si accompagnano sempre più spesso, con reazioni di tipo flogistico(artrite). Inoltre nei soggetti che si dedicano ad attività sportive più o meno intense ( dilettanti o professionisti), lesioni di ordine traumatico, sono anch’esse molto frequenti.

A prescindere dai vari tipi di lussazione, che sono a carico della scapolo-omerale, legate anche ad una situazione anatomica, quale la lassità legamentosa, altre lesioni si possono verificare nel corso dell’attività sportiva, sia per trauma diretto ( vedi caduta sul moncone della spalla), sia per trauma indiretto, legato alla non perfetta esecuzione di movimenti specifici.

ANATOMIA DELLA SPALLA: le ossa

La spalla e’ costituita dalle seguenti ossa:

1. SCAPOLA

E’ un osso triangolare, pari e simmetrico, piatto e sottile con la base superiore e l’apice inferiore applicato alla parte postero superiore del torace (3° 7° costa). Vi si descrivono una faccia anteriore o costale, una faccia posteriore o dorsale, tre margini di cui uno mediale, uno laterale e uno superiore e tre angoli distinti come sopra.

La faccia anteriore, concava, e’ detta fossa sottoscapolare (fig.1). Mostra due o tre creste oblique, le quali servono per l’inserzione del muscolo omonimo; presenta poi parallela al margine laterale della scapola la cresta paramarginale anteriore.

La faccia posteriore presenta in alto una sporgenza chiamata spina della scapola (fig.2). Questa e’ di forma triangolare inizia poco rilevata a livello del margine vertebrale e s’innalza poi gradualmente, procedendo verso l’esterno per continuare in un robusto processo, l’acromion che alla sua estremità presenta la faccia articolare clavicolare deputata all’articolazione con la clavicola.

La spina della scapola divide la faccia posteriore (dorsale) in una parte superiore, che è detta fossa sopraspinata dove ha origine il muscolo omonimo, ed un’inferiore chiamata fossa sottospinata che accoglie il muscolo dello stesso nome.

Ai limiti laterali di quest’ultima, si trova un rilievo parallelo al margine ascellare dove prendono origine i muscoli piccolo rotondo (in alto) e gran rotondo (in basso).

L’angolo laterale della scapola presenta la cavità’ glenoidea dove si articola l’omero. Sotto di essa vi è un rilievo rugoso: la tuberosità sottoglenoidea, dove origina il capo lungo del tricipite brachiale; al di sopra di essa è presente un altro rilievo rugoso, chiamato tuberosità sopraglenoidea dove ha origine il capo lungo del bicipite brachiale.

Medialmente alla tuberosità sopraglenoidea si solleva un processo che piega orizzontalmente in fuori e termina ad apice smusso: è il processo coracoideo dove si fissano il muscolo coracobrachiale il capo breve del bicipite ed il piccolo pettorale. Medialmente all’impianto del processo coracoideo si trova, sul margine superiore della scapola, una piccola incisura detta incisura della scapola.

2. CLAVICOLA

La clavicola è un osso lungo, pari e simmetrico a forma di esse disposta trasversalmente, al davanti della prima costa, tra sterno e scapola. Essa forma la parete anteriore del cingolo scapolare. Possiede un corpo e due estremità mediali (clavicolare) e laterale (sternale). Il corpo, forma una doppia curva, una mediale convessa in avanti, l’altra laterale convessa in addietro, offrendo due facce: superiore ed inferiore, separate da due margini, anteriore e posteriore.

La faccia superiore è rugosa lateralmente, dove dà attacco ai muscoli trapezio e deltoide, si fa più liscia medialmente dove da origine al capo clavicolare del muscolo sternocleidomastoideo.

La faccia inferiore è percorsa longitudinalmente dalla doccia per il muscolo succlavio; presenta poi presso l’estremità mediale la tuberosità costale per l’attacco del legamento costo-clavicolare e, in vicinanza legamenti coraco-clavicolari.

Il margine anteriore è arrotondato medialmente, dove dà origine a fasci del gran pettorale, si fa più sottile lateralmente dove dà attacco al deltoide.

Il margine posteriore, smusso, dà origine lateralmente al muscolo trapezio.

L’estremità mediale della clavicola è prismatico triangolare e mostra la faccia articolare sternale per l‘articolazione con il manubrio dello sterno. L’estremità laterale della clavicola è appiattita dall’alto in basso. Termina con la faccia articolare acromiale per l’articolazione con l’acromion della scapola.

3. OMERO:

L’omero forma lo scheletro del braccio.

E’ un osso lungo e consta di un corpo (diafisi) e due estremità (epifisi) rispettivamente superiore (prossimale) ed inferiore (distale).

Il corpo dell’omero ha una forma prismatico triangolare con tre facce e tre margini.

La faccia antero mediale presenta superiormente una doccia longitudinale: è il solco bicipitale che dà passaggio al tendine del capo lungo del bicipite, delimitato da due labbri, di cui il laterale è detto cresta del tubercolo maggiore ed il mediale è chiamato cresta del tubercolo minore.

La faccia antero laterale mostra sopra alla sua parte media, una rugosità a forma di V, la tuberosità deltoidea, sulla quale si inserisce il muscolo deltoide(fig.4).

La faccia posteriore è percorsa obliquamente da una doccia, il solco del nervo radiale, una scanalatura elicoidale che divide la faccia posteriore in due parti: una superiore dove prende attacco il capo laterale del tricipite e una inferiore dove origina il capo mediale dello stesso muscolo (fig.5). L’estremità superiore dell’omero mostra un’ampia superficie levigata a forma di segmento di sfera, rivestita di cartilagine ,la testa dell’omero.

Lateralmente al collo anatomico si solleva un robusto rilievo, che è il tubercolo maggiore; ancora lateralmente al collo anatomico, antero medialmente al tubercolo maggiore, si trova il tubercolo minore.

L’estremità inferiore è appiattita in senso antero- posteriore. Essa presenta alla sua estremità inferiore un’ampia superficie articolare, scomponibile in due parti, l’una laterale e l’altra mediale. Quella laterale è il condilo quella mediale è la troclea.

Il condilo è simile ad un segmento di ellissoide di rotazione ed è deputato ad articolarsi con la testa del radio.

Sopra di esso si trova la fossetta radiale, entro la quale si adatta il margine anteriore della testa del radio nel movimento di flessione dell’avambraccio sul braccio.

La troclea ha la forma di una puleggia e serve per l’articolazione con l’incisura semilunare dell’ulna.

Sopra la troclea sulla faccia anteriore dell’estremità distale si trova la fossetta coronoidea , dove si adatta il processo coronoideo dell’ulna nella flessione dell’avambraccio sul braccio.

Ancora sopra di essa , ma sulla faccia posteriore dell’estremità distale si trova la fossa olecranica, dove si adatta l’olecrano dell’ulna nel movimento di estensione dell’avambraccio sul braccio.

L’estremità distale dell’omero è slargata ,su ciascuno dei lati si trovano due rilievi rugosi; quello mediale è detto epitroclea e quello laterale epicondilo.

L’epitroclea più voluminosa è posta supero – medialmente alla troclea e presenta sulla sua superficie posteriore il solco del nervo ulnare.

L’epicondilo più piccolo è posto supero-lateralmente al condilo.

LE ARTICOLAZIONI

La spalla, è la più mobile di tutte le articolazioni del corpo umano. Possiede tre gradi di movimento, che permettono l’orientamento dell’arto superiore in rapporto ai tre piani dello spazio, grazie ai suoi tre assi principali.

  1. ASSE TRASVERSALE, che è contenuto sul piano frontale e permette i movimenti di flesso-estensione eseguiti sul piano sagittale.
  2. ASSE ANTERO POSTERIORE, che è contenuto sul piano sagittale (così chiamato per la sutura sagittale del cranio) e permette i movimenti di adduzione abduzione eseguiti sul piano frontale.
  3. ASSE VERTICALE, determinato dall’intersezione del piano sagittale col piano frontale: permette i movimenti di flessione e di estensione eseguiti in un piano orizzontale, tenendo il braccio in abduzione a 90°.

anatomia della spalla

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Queste articolazionisi suddividono in due gruppi:

Il PRIMO GRUPPO comprende le articolazioni vere in senso anatomico: Scapolo omerale, Acromio clavicolare, Sterno costo clavicolare.

Il SECONDO GRUPPO comprende le articolazioni in senso fisiologico: Sotto deltoidea o “seconda articolazione della spalla”, Scapolo toracica.

anatomia della spalla

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PRIMO GRUPPO:

L’ARTICOLAZIONE SCAPOLO OMERALE

La scapolo omerale è la principale articolazione della spalla, e prende anche il nome di “articolazione della spalla”.

Questa articolazione presenta superfici articolari sferiche, caratteristiche delle enartrosi, quindi è a tre assi e a tre gradi di libertà.

SCHEMA DI MOVIMENTI ENARTROSICI PER I 3 ASSI DI MOVIMENTO PRINCIPALI: ASSE FRONTALE (F) ASSE SAGITTALE (S) ASSE TRASVERSALE (T).

Essa presenta la particolarità di lavorare sospesa nel vuoto, è costituita dall’estremità sferoidale della testa omerale che ruota su una superficie della scapola detta glena consentendo al braccio di compiere una rotazione vicina ai 360° nello spazio (fig.8).

L’articolazione scapolo omerale viene solitamente definita “articolazione non portante”; ciò è parzialmente vero , non essendo essa sottoposta alla forza peso, come per esempio l’anca.

Tuttavia è fondamentale sottolineare che le sollecitazioni meccaniche a cui essa è sottoposta sono notevoli. E’ esemplificativo che, a braccio abdotto a 60-°90°, a mano vuota, nella zona di contatto omero glenoidea agisce una forza pari a 8 volte il peso del braccio.

Le superfici articolari sono appunto: la testa omerale e la cavità glenoidea della scapola, completa l’articolazione il cercine glenoideo. L’articolazione presenta anche una capsula articolare e dei legamenti che ne aumentano la stabilità (fig.9 e fig. 10).

La scapolo-omerale rappresenta l’articolazione più mobile del corpo umano ed i muscoli hanno una funzione non solo dinamica ma anche contenitiva: infatti la loro paralisi può determinare la perdita di contatto più o meno accentuata dei capi articolari.

LE SUPERFICI ARTICOLARI

La TESTA OMERALE è orientata in alto all’interno ed indietro, si può assimilare ad un terzo di sfera di 30 mm di raggio, è liscia e rivestita di cartilagine ialina. Essa non è una sfera regolare perché il suo diametro verticale è più grande di 3/4 mm rispetto a quello antero posteriore.

In sezione vertico-frontale , si constata che il suo raggio di curvatura decorre dall’alto in basso e che non esiste un centro di curvatura unico , ma una serie di centri di curvatura allineati seguendo una spirale. Quindi solo quando la parte superiore della testa omerale è in contatto con la glena la zona di appoggio è più estesa e l’articolazione è più stabile.

Questa posizione di abduzione a 90° corrisponde alla posizione di bloccaggio detta close-packed position.(di Mac Conaill). Il suo asse forma con l’asse diafisario un angolo detto “d’inclinazione “di 135°,e , con il piano frontale, un angolo detto “di declinazione” di 30°(fig.11a).

Essa è separata dal resto dell’epifisi superiore dell’omero dal collo anatomico, il cui piano è inclinato di 45° sull’orizzontale. E’ fiancheggiata da due sporgenze sulle quali si inseriscono i muscoli peri articolari:

  • tubercolo minore o trochine in avanti;
  • tubercolo maggiore o trochite in fuori;

LA CAVITA’ GLENOIDEA DELLA SCAPOLA

E’ situata nell’angolo supero esterno del corpo della scapola, è orientata in fuori, in avanti e in alto. E’ concava in due sensi (verticale, trasversale). E’ circondata da un bordo glenoideo, che sporge, ma interrotta dal solco glenoideo nella sua parte supero- anteriore (per il passaggio dei vasi).

E’ meno estesa della superficie della testa omerale. (rapporto 1:3) (fig.11b). L’indice gleno omerale esprime il loro rapporto ; maggiore è l’indice ,cioè quanto è più grande la glenoide , migliore sarà la stabilità articolare.

IL CERCINE GLENOIDEO

E’ una formazione fibro cartilaginea anulare a sezione triangolare applicata sul bordo glenoideo, che colma il solco glenoideo, aumenta (fig.11c) leggermente la superficie della glena, ma soprattutto aumenta la sua concavità e quindi la capacità contenitiva ristabilendo cosi’ la congruenza delle superfici articolari.

Il cercine glenoideo è più importante dal punto di vista funzionale che anatomico in quanto fornisce una robusta inserzione alla capsula articolare. Infatti se il cercine è disinserito da un trauma i legamenti vengono a mancare del punto di attacco sul bordo glenoideo della scapola e la capsula perde la capacità di entrare in tensione con conseguente instabilità.

Svolge sicuramente un ruolo fondamentale nella stabilizzazione articolare della spalla ed è stato definito “ il menisco della spalla”. In sezione triangolare possiede tre facce:

  • una interna , inserita sul bordo glenoideo;
  • una esterna , che da inserzione alle fibre della capsula
  • una centrale (o assiale) la cui cartilagine è in continuità con quella della glena ossea , e che è in contatto con la testa omerale.

In sezione frontale dell’articolazione (fig.12) si può vedere che le irregolarità della cavità glenoidea sono completamente ricoperte dalla cartilagine glenoidea.

Il cercine glenoideo approfondisce la cavità glenoidea; tuttavia la congruenza di questa articolazione è debole, il che spiega la frequenza della lussazione. Nella sua parte superiore il cercine glenoideo non è completamente fissato.

L’inserzione sulla glena nei quadranti superiori essendo debole conferisce a tale porzione una maggiore mobilità. Come dimostrato dai recenti studi anatomici, il cercine presenta stretti rapporti di continuità antero inferiormente con il legamento gleno omerale inferiore e superiormente con il tendine del capo lungo del muscolo bicipite brachiale ed il legamento gleno omerale superiore, mentre posteriormente con il tendine del muscolo tricipite.

LA CAPSULA ED I LEGAMENTI

La capsula articolare ha lo strato fibroso formato come un manicotto conoide il cui apice tronco si fissa al contorno della cavità glenoidea e alla faccia esterna del labbro glenoideo ; in alto essa si estende fino al processo coracoideo e in basso si fonde con il tendine del capo lungo del tricipite brachiale. La base del manicotto fibroso prende attacco sul collo anatomico dell’omero e, in avanti, raggiunge il collo chirurgico dell’omero.

A livello del solco bicipitale, la capsula passa a ponte dalla piccola alla grande tuberosità e si prolunga in basso, tra le due creste che fanno seguito alle tuberosità, chiudendo cosi’ un tragitto osteofibroso dove passa il tendine del capo lungo del bicipite che poi fuoriesce dall’articolazione. Il segmento anteroinferore della capsula è rinforzato dai legamenti gleno-omerali che si distinguono in superiore, medio ed inferiore.

Il superiore origina dalla parte alta del labbro glenoideo al tubercolo minore dell’omero.

Il medio origina dal labbro glenoideo, al davanti del precedente e si porta al tubercolo minore dell’omero dove si fonde con il tendine del muscolo sottoscapolare.

Quello inferiore è il più lungo e robusto e si tende dal contorno antero inferiore del cercine glenoideo e il collo chirurgico dell’omero.

Al suo interno la capsula è tappezzata dalla sinovia. La capsula appare tesa quando il braccio è lungo il torace e rilasciata quando è in abduzione. Vediamo le superfici articolari ed il manicotto capsulare (fig13a).

I legamenti dell’articolazione sono:

  • Legamento coraco omerale esteso dal processo coracoideo fino al tubercolo maggiore dell’omero, dove si inserisce il muscolo sotto spinoso, e fino al tubercolo minore ove si fissa il muscolo sotto scapolare (fig.14a).

La divisione dei due fasci di questo legamento chiude in alto l’incisura inter- tuberositaria attraverso la quale il tendine del capo lungo del bicipite esce dall’articolazione. Durante l’estensione si ha una tensione predominante sui fasci del tubercolo minore (fig.14b). Durante la flessione si ha tensione predominante sul fascio del tubercolo maggiore (fig.14c).

Il legamento coraco-omerale può essere considerato come il legamento sospensore dell’omero, poiché per la disposizione dei suoi fasci, si oppone al peso dell’arto; entra i tensione nella estensione e nella flessione oltre i 60°, limitando la componente scapolo-omerale di questi movimenti.

  • Il legamento gleno omerale(già descritto prima)

Durante l’abduzione si tendono i fasci medio ed inferiore del legamento, mentre il fascio superiore ed il legamento coraco omerale si detendono.

La tensione massima dei legamenti , associata alla maggior superficie di contatto delle cartilagini articolari(dovuta alla curvatura della testa omerale, più grande in alto) fanno dell’abduzione la posizione di “stabilizzazione” della spalla, la close packed position. Un fattore di limitazione è che il tubercolo maggiore viene a toccare contro la parete superiore della glena e del cercine glenoideo. Questo contatto è ritardato dalla rotazione esterna che fa scorrere il tubercolo maggiore indietro alla fine dell’abduzione.

Durante la rotazione esterna i 3 fasci del legamento gleno omerale vengono tesi.

Durante la rotazione interna vengono detesi.

IL TENDINE DEL CAPO LUNGO DEL BICIPITE

Il tendine del capo lungo del bicipite gioca un ruolo importante nella fisiologia e patologia della spalla.

Quando il bicipite si contrae per sollevare un oggetto pesante, questi due capi svolgono un importante funzione (fig.15):

  • il capo corto (7) solleva l’omero in rapporto alla scapola prendendo appoggio sul processo coracoideo , e impedisce cosi’ assieme agli altri muscoli longitudinali(deltoide , coraco brachiale , capo lungo del tricipite) la lussazione della testa omerale verso il basso (6).
  • Simultaneamente il capo lungo spinge la testa omerale verso la glena ; questo è particolarmente importante quando si esegue l’abduzione della spalla perché il capo lungo è anche abduttore; quando questo è rotto l’abduzione diminuisce del 20% (fig.16) (a).

Il grado di tensione iniziale nel capo lungo del bicipite dipende dalla lunghezza del cammino percorso nella sua posizione orizzontale intra articolare.

Questa lunghezza è al massimo in posizione intermedia (b) ed in rotazione esterna (c): l’azione del capo lungo del bicipite è allora più importante.

Al contrario, in rotazione interna (d) il tratto intra articolare è più corto e l’efficacia del capo lungo è minima.

Quindi considerando la riflessione del tendine del capo lungo a livello della incisura inter tuberositaria, che esso subisce a questo punto una grande fatica meccanica alla quale resiste solo se la sua troficità è eccellente.

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L’ARTICOLAZIONE ACROMIO CLAVICOLARE

E’ un artrodia a tre gradi di libertà , dei quali solo la rotazione è ben individualizzata ;essa realizza il movimento di rotazione della scapola su di un asse antero posteriore localizzato tra l’articolazione ed i legamenti coraco clavicolari.

Questa articolazione insieme alla scapolo toracica regolano il movimento scapolare (scivolamento della scapola sulla gabbia toracica) che dipende nella sua parte scapolare dal muscolo trapezio e dal dentato anteriore; l’azione sinergica di questi due muscoli abbassa e ruota verso l’esterno la parte inferiore della scapola, facendola ruotare intorno all’articolazione acromio clavicolare.

LE SUPERFICI ARTICOLARI

Le due superfici articolari sono l’acromion della scapola e l’estremità laterale della clavicola. Entrambe presentano una superficie articolare pianeggiante, a contorno ovale; la faccetta clavicolare volge in fuori e in basso, quella acromiale guarda medialmente ed i alto.

Tra le superfici articolari vi è la presenza di una fibro cartilagine articolare che ristabilisce la congruenza fra le due superfici articolari. Il piano articolare è obliquo: la clavicola è come poggiata sull’acromion .

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LA CAPSULA ED I LEGAMENTI

Lo strato fibroso della capsula si inserisce a distanza dalle superfici articolari; superiormente è rinforzato dal legamento acromio- clavicolare e inoltre da fasci dei tendini dei muscoli trapezio e deltoide.

I legamenti dell’articolazione: (fig.18a e 18b)

  • legamento coracoclavicolare che unisce il processo coracoideo alla clavicola (4); questo si divide in due fasci che sono:
  • a)legamento conoide (7) che si inserisce nella superficie inferiore della clavicola sul tubercolo conoide, accanto al suo margine posteriore,questo legamento nell’apertura dell’angolo fra clavicola e scapola si mette in tensione e limita il movimento.
  • b) legamento trapezoide (8) che si dirige obliquamente in alto e in dentro verso la tuberosità coracoidea (6), superficie triangolare ,che prolunga il tubercolo conoide in dietro , sulla superficie inferiore della clavicola,questo legamento quando si riduce l’angolo fra scapola e clavicola si tende e limita il movimento.
  • legamento acromio clavicolare (15) teso tra acromion (2) e clavicola che rinforza come già specificato la capsula articolare.

I LEGAMENTI INTRINSECI DELLA SCAPOLA

E’ necessario descrivere anche i legamenti propri della scapola che sono (fig.19 e 20):

  • legamento coraco acromiale (13) benderella fibrosa triangolare teso dall’estremità dell’acromion al margine esterno del processo coracoideo (6) e completa la volta fibrosa che sovrasta la scapolo omerale. La sua faccia superiore è ricoperta dal muscolo.Questo legamento non ha funzione meccanica , ma contribuisce a formare la doccia del sovraspinoso.
  • legamento trasverso superiore si porta dal processo coracoideo all’incisura della scapola trasformando l’incisura della scapola in foro (vedi 10).
  • legamento trasverso inferiore si porta dalla spina della scapola al collo della scapola delimitando anch’esso un foro (vedi 10).

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L’ARTICOLAZIONE CLAVI-STERNO- COSTALE

E’ un articolazione a sella , con due gradi di libertà, e si realizza tra il manubrio sternale, la prima cartilagine costale e l’estremità sternale della clavicola; questa articolazione determina i movimenti di elevazione- abbassamento e di anteposizione-retroposizione (fig.21) dell’estremità laterale della clavicola e, conseguentemente ,delle strutture anatomiche ad essa collegate. Può essere considerata un’articolazione doppia, per la presenza di un disco intra articolare.

LE SUPERFICI ARTICOLARI

Le due superfici articolari hanno la forma di una sella : hanno una doppia curvatura , ma in senso opposto; sono convesse in un senso e concave nell’altro (fig.21). Alla curvatura concava corrisponde un asse perpendicolare all’asse della curvatura convessa. La superficie articolare della clavicola è una faccia a squadra che si trova nella parte mediale della faccia inferiore e si prolunga sulla parte inferiore dell’estremità sternale.

La superficie articolare dalla parte sternale, data dall’incisura clavicolare del manubrio dello sterno che continua in fuori ed in basso sulla faccia superiore della prima cartilagine costale, non è concordante con la superficie clavicolare.

La faccia clavicolare è molto più estesa di quella sternocostale. La concordanza tra le due superfici viene stabilita da un disco fibrocartilagineo.

LA CAPSULA ED I LEGAMENTI

La capsula articolare ha uno strato fibroso molto ispessito in alto dove forma il legamento sternoclavicolare (4).

La capsula è inoltre rinforzata posteriormente da un legamento sternoclavicolare posteriore.

I legamenti dell’articolazione:

  • legamento sternoclavicolare (4), teso dal contorno anterosuperiore dell’estremità sternale della clavicola al contorno anterosuperiore dell’incisura clavicolare dello sterno.
  • legamento interclavicolare (5), è costituito dai fasci superficiali del legamento precedente che si portano da un’estremità sternale della clavicola all’altra, passando sopra dell’incisura giugulare dello sterno.
  • legamento costoclavicolare (6), che partendo dalla prima cartilagine costale si porta in alto per inserirsi sulla tuberosità costale della clavicola.

I MOVIMENTI DELL’ ARTICOLAZIONE

Quest’articolazione entra in gioco in tutti i movimenti della spalla nel suo insieme(elevazione, abbassamento, proiezione anteriore e posteriore, circonduzione).

Sul piano verticale:

  • elevazione per un’ampiezza di 10 cm;
  • abbassamento per un’ampiezza di 3

Quando l’estremità laterale della clavicola si innalza, la sua estremità mediale scivola in basso. Il movimento è limitato dalla tensione del legamento costoclavicolare e dal tono del muscolo succlavio. Quando la clavicola si abbassa l’estremità si eleva. Il movimento è limitato dalla tensione del legamento interclavicolare e dal contatto della clavicola con la faccia superiore della prima costa.

Sul piano orizzontale:

  • anteposizione dell’estremità laterale della clavicola per un’ampiezza di 10 cm;
  • retroposizione dell’estremità laterale della clavicola per un’ampiezza di 3

La prima è limitata dalla tensione del legamento costoclavicolare e dal legamento sternoclavicolare anteriore.

La seconda è limitata dalla tensione del legamento costoclavicolare e dal legamento sternoclavicolare posteriore (vedi fig.21).

Esiste anche un terzo movimento di rotazione longitudinale della clavicola, per un’ampiezza pari a 30°, che non avviene mai isolatamente cioè senza combinarsi ad un altro movimento.

SECONDO GRUPPO:

Gli ortopedici individuano altre due articolazioni funzionali (cioè due superfici che scorrono una sull’altra), senza capsula articolare né membrana sinoviale e per questo definite false.

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“L’ARTICOLAZIONE” SOTTODELTOIDEA

Il deltoide è un grande è potente muscolo che origina dal terzo laterale del margine anteriore della clavicola, dall’apice e dal margine laterale dell’acromion, e dal labbro inferiore del margine posteriore della spina della scapola.

I suoi fasci convergono in basso e si inseriscono, con un robusto tendine, alla tuberosità deltoidea dell’omero.

Sezionando orizzontalmente il deltoide (fig.22) si può notare la superficie profonda del piano di scorrimento anatomico sottodeltoideo che è costituito da:

  • l’estremità superiore della testa dell’omero (2);
  • cuffia dei muscoli periarticolari: sopraspinoso (3), sottospinoso (4), piccolo rotondo (5).

Tra questa superficie e la volta acromio-coracoidea, formata dalla faccia inferiore dell’acromion e dal legamento acromio-coracoideo , che si prolunga in avanti verso il tendine del capo coracoideo del bicipite (12), il piano di scivolamento anatomico cellulo-adiposo contiene una borsa sierosa sottodeltoidea (7),che facilita lo scorrimento fra i piani ossei e muscolari, la cui compressione è alla base di molte affezioni a carattere degenerativo(periartrite scapolo omerale etc).

La volta acromio-coracoidea forma lo spazio conosciuto come “outlet” del sopraspinoso, attraverso cui passa il tendine del sopraspinoso stesso. A causa della sua posizione direttamente al di sopra della cuffia, la volta è stata implicata nella patologia della cuffia dei rotatori. Queste sono le superfici articolari dell’articolazione sottodeltoidea detta anche seconda articolazione della spalla.

Quando il braccio è verticale lungo il corpo (fig.23a): il sopraspinoso (1) decorre sotto l’articolazione acromio-clavicolare (2) e si inserisce sul tubercolo maggiore dell’omero (3) ed il deltoide (4) decorre sopra di esso e si inserisce sull’omero; fra i due muscoli si trova la borsa sierosa sottodeltoidea (5) che facilita , appunto, lo scorrimento.

  • nell’abduzione (fig.23b) il tubercolo (3) maggiore è portato in alto dal sottospinoso quindi: il recesso superiore della borsa è trazionato sotto l’articolazione acromio-clavicolare (2) mentre il foglietto profondo della bosa scivola posteriormente al foglietto superficiale (6) che si ripiega.

In questo modo la testa omerale è in grado di portarsi sotto la volta acromio deltoidea.

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L’ARTICOLAZIONE SCAPOLO-TORACICA

Anche questa articolazione non è vera in senso anatomico , essendo formata da una superficie ossea rappresentata dalla porzione anteriore della scapola , che ha un piano di movimento muscolare; funzionalmente può essere assimilata ad un artrodia, potendo realizzare movimenti traslatori ma non movimenti angolari.

I movimenti di rotazione avvengono su un asse mobile, individuabile, per i primi 30°, a livello della base della spina della scapola, per gli ultimi 30° a livello dell’articolazione acromion-claveare.

Questa articolazione ha due fondamentali compiti:

  • la “sospensione” dell’arto superiore
  • ed il “movimento”.

La prima funzione è possibile grazie all’azione soprattutto del trapezio e dell’elevatore della scapola, coadiuvati dalla clavicola che si comporta come una leva.

I forti legamenti coraco-clavicolari sono la chiave del movimento del complesso scapola-clavicola-sterno.

Una patologia dei muscoli sospensori, per es. una paralisi del trapezio o una rottura dei legamenti coraco- clavicolari, determinano un’alterata funzione della spalla con la “caduta” della scapola.

Il complesso movimento toraco-scapolare di scivolamento-rotazione stabilizzazione è fondamentale nel sincronismo scapolo-omerale.

L’articolazione si attua fra il gran dentato e la parete toracica da una parte e dall’altra tra il gran dentato e la scapola ricoperta dal muscolo sottoscapolare.

La scapola non è esattamente su un piano frontale, ma è posta in posizione obliqua da dietro in avanti e dal dentro in fuori, formando con il piano frontale un angolo aperto all’esterno di 30°.

La direzione della clavicola è obliqua verso l’esterno e posteriormente , così da formare con il piano della scapola un angolo di 60°aperto medialmente (fig.24).

In una sezione orizzontale del torace si possono osservare due spazi di scorrimento di questa “articolazione”:

Il primo compreso tra:

  • indietro ed in fuori: la scapola ricoperta dal sottoscapolare;
  • in avanti: il ventre muscolare del gran dentato, che si estende dal margine interno della scapola alla parete antero-laterale del torace.

Il secondo compreso tra:

  • indietro ed in avanti: la parete toracica (coste ed intercostali);
  • indietro ed in fuori: il gran dentato.

anatomia della spalla
anatomia della spalla

“Nel prossimo articolo parleremo dei muscoli della spalla”

BIBLIOGRAFIA

ANATOMIA UMANA, BALBONI G.C. E VARI, EDI- ERMES,MILANO,1993

FISIOLOGIA ARTICOLARE,KAPANDJI I.A.,DE.MONDUZZI,FRA,1999

PATOLOGIA NON TRAUMATICA DELLA SPALLA,AA.VV.,ED. PICCIN,VENEZIA, 1986.

CLINICA ORTOPEDICA,MANCINI A.MORLACCHI C.,ED. PICCIN,ITALIA,1993

Fonte: Anatomia Funzionale della spalla a cura di Dott. FT Simone Molinelli

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